Sempre più italiani decidono di destinare il TFR a forme di investimento, anche per incrementare l’importo della pensione.
Negli ultimi anni, le pensioni sono diventate sempre più povere e il rischio di non avere i mezzi di sussistenza necessari per affrontare serenamente la terza età ha spinto tantissime persone a informarsi su come accumulare una rendita aggiuntiva.
Una delle alternative più valide è la pensione complementare, purtroppo ancora poco diffusa in Italia. Per i contribuenti più scettici, un’ottima soluzione potrebbe essere accantonare il TFR in azienda oppure in un Fondo pensione.
Non tutti, purtroppo, conoscono i vantaggi di quest’ultimo strumento. Secondo le stime ufficiali, tra il 2007 e il 2013, solo il 22% del TFR accumulato nelle aziende è stato destinato a un Fondo di previdenza integrativa. In questo modo, i lavoratori non sfruttano a pieno i vantaggi legati all’investimento; proprio la liquidazione, invece, potrebbe essere la soluzione migliore per garantirsi un’integrazione dell’assegno pensionistico ordinario. Ma quali sono gli ostacoli che disincentivano i dipendenti ad accantonare il TFR nei Fondi complementari?
La maggior parte dei lavoratori dipendenti pensa che lasciare il TFR in azienda sia più vantaggioso, perché assicura liquidità e flessibilità. In realtà, non è del tutto vero. L’anticipo del TFR che si lascia in azienda, infatti, è consentito solo una volta per tutta la durata del rapporto lavorativo, mentre i Fondi pensionistici non prevedono tale limite.
Chi destina il TFR alla pensione complementare, può richiederne l’anticipo per pagare le spese sanitarie, per acquistare o ristrutturare la prima casa oppure per altri motivi urgenti. Investire la liquidazione, inoltre, sarebbe sempre preferibile se si cambia spesso lavoro, perché a ogni cambiamento le somme vengono tassate in base allo scaglione IRPEF di appartenenza (con aliquote dal 23% al 43%); il TFR nel Fondo pensione, invece, viene tassato solo al momento della pensione, con una percentuale compresa tra il 9% e il 15%.
Bisogna, infine, considerare un ulteriore aspetto fondamentale: il rendimento del TFR. Se lasciato in azienda, la rivalutazione è fissa all’1,5%, a cui si aggiunge il 75% del tasso di inflazione, garantendo negli ultimi dieci anni una rivalutazione media del 2,3%. Se investito in un Fondo pensione, invece, il rendimento viene calcolato in base all’andamento dei mercati finanziari che, di norma, assicura in dieci anni un guadagno del 4,8%.
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