Criptovalute e transizione ecologica: ecco come aiutano l’ambiente

Con il mining di criptovalute si potrebbe rafforzare la diffusione delle energie rinnovabili. Come funziona il processo?

Il mining di criptovalute sarebbe in grado di favorire la transazione ecologica. A sostenerlo è la European Bitcoin Energy Association, secondo la quale, nei prossimi anni, ci sarà un aumento esponenziale delle fonti energetiche alternative, in particolare del solare e dell’eolico.

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Criptovalute e transizione ecologica: ecco come aiutano l’ambiente (criptomercato.it)

Si tratta, tuttavia, di sistemi legati alle condizioni meteo e, dunque, se queste ultime vengono meno, si determina un eccesso di produzione elettrica. Questa situazione, purtroppo, potrebbe causare un crollo dei prezzi dell’elettricità.

In tale scenario, avrebbero un ruolo determinante le cd. fattorie di criptovalute, ossia le strutture (spesso capannoni industriali) piene di computer che hanno il compito di creare moneta digitale o controllare le transazioni. Questo processo prende il nome di “mining“, “estrazione”. Le criptovalute necessitano di molta elettricità, ma come possono davvero aiutare la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili?

Mining di criptovalute ed energie rinnovabili: una risorsa da non sottovalutare

Nello scorso dicembre, Mara Holdings, una delle principali aziende di mining di bitcoin, ha comprato un parco eolico in Texas, con l’intenzione di utilizzarlo per provvedere ai processi di estrazione delle criptovalute.

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Mining di criptovalute ed energie rinnovabili: una risorsa da non sottovalutare (criptomercato.it)

Le crypto farm lavoreranno principalmente nei periodi di maggiore produzione energetica, per rallentare nei momenti di minore disponibilità (ossia quando la domanda di elettricità sale, con i relativi prezzi). Così l’energia prodotta nei parchi rinnovabili non verrà gettata.

In generale, per lo sviluppo e la diffusione delle fonti energetiche alternative, sono fondamentali le realtà che necessitano di elettricità in maniera continuativa, come ha evidenziato Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leoni, durante un’intervista a Wired.

Secondo Antonio Lanotte, ambasciatore per l’Italia del Global Blockchain Business Council, il mining di criptovalute può realmente contribuire alla crescita delle fonti rinnovabili. Può immagazzinare l’eccesso di energia nei periodi di massima produzione, per evitare sprechi, e creare una domanda aggiuntiva e prevedibile di elettricità. Il mining di criptovalute può essere indirizzato in specifiche aree, per diminuire il ricorso a investimenti costosi in strutture di trasmissione.

Le crypto farm si possono installare anche in Italia?

Le crypto farm sono interessate a sostenere le fonti rinnovabili e pulite, in cambio dell’utilizzo di energia a prezzo concordato e stabile nel tempo. Potrebbero anche acquistare energia in caso di eccesso di offerta, ad esempio in autunno e primavera, quando l’energia fotovoltaica è molto prodotta, ma c’è poca domanda. Proprio grazie alla domanda aggiuntiva legata al mining, potrebbero essere regolati i costi dell’energia.

In Italia, questo processo è ancora in fase sperimentale, ma ci sono dei progetti molto interessanti, come quello di Alps Blockchain. Mira a introdurre il mining nelle centrali idroelettriche, in modo tale che una parte dell’energia ottenuta venga usata per alimentare l’estrazione di criptovalute, per raggiungere profitti maggiori.

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