L’Unione Europea sta cercando di far fuori i contratti intelligenti? Vediamo quali sono le mosse e la posta in palio: tutto può cambiare!
Il punto di forza dei contratti intelligenti è che sono immutabili e privi di fiducia, il che significa che non possono essere modificati. Questo consente alle parti del contratto di fare affari senza doversi fidare l’una dell’altra.
L’approvazione da parte del Parlamento europeo del Data Act dell’UE potrebbe imporre un “interruttore”. Questo consentirebbe di annullare i contratti intelligenti, mettendo in pericolo tutto, dalla DeFi agli NFT.
Praticamente tutti gli usi delle criptovalute diversi dal bitcoin e da pochi altri token puramente di pagamento – dalla finanza decentralizzata (DeFi) agli NFT – si basano su contratti intelligenti come quelli pionieristici di Ethereum.
Tuttavia, i termini della legge sui dati approvata il 14 marzo dal Parlamento europeo (PE) richiedono quello che gli oppositori chiamano un “kill switch” che consentirebbe di cancellarli. Si legge infatti che:
“Lo smart contract deve includere funzioni interne che possono resettare o istruire il contratto per fermare o interrompere l’operazione… [e] si dovrebbe valutare a quali condizioni la cessazione o l’interruzione non consensuale dovrebbe essere consentita“.
Il voto è stato schiacciante, con 500 voti a favore e 23 contrari.
Il problema è che si tratta di un disegno di legge molto più ampio, incentrato non sull’industria delle criptovalute ma sulla regolamentazione dell’uso dei dati raccolti dai dispositivi intelligenti dell’Internet delle cose (IoT).
La possibilità di resettare i contratti smart, compresa la possibilità per una parte di terminare unilateralmente un contratto smart, è di fatto “impossibile da rispettare”, secondo un tweet della borsa decentralizzata Curve Finance.
Secondo Thibault Schrepel, esperto di diritto della blockchain e co-direttore dell’Amsterdam Law & Technology Institute presso la VU di Amsterdam, l’articolo 30 della legge sui dati personali “mette in pericolo i contratti intelligenti che nessuno può prevedere“. In un tweet del 14 marzo, ha affermato che l’immutabilità dei contratti intelligenti è fondamentale, aggiungendo:
“Sono preoccupato per il suo impatto sulla sopravvivenza dei contratti intelligenti”.
Detto questo, ha osservato che una migliore definizione dei termini dell’atto sarebbe un miglioramento, dato che si concentra in particolare sulla condivisione dei dati.
Sarebbe fondamentale che questo fosse un obiettivo ristretto, così come chiarire chi avrebbe il potere di rescindere un contratto smart. Ha detto:
“È il creatore del contratto intelligente? Le autorità pubbliche? I tribunali? Se il PE vuole procedere con l’articolo 30, le versioni future dovrebbero almeno chiarire che solo il creatore di uno smart contract può risolverlo“.
Gabriel Shapiro, noto avvocato specializzato in criptovalute e consulente generale di Delphi Labs, ha osservato di aver visto una versione più recente, non pubblicata, del Data Act “che sembra limitare più chiaramente questo aspetto al contesto degli accordi di condivisione dei dati… gli avvocati dell’UE non sembrano preoccupati che questo influisca su ciò che noi criptofili consideriamo ‘contratti intelligenti’“.
Questo in risposta ad Adam Cochran, fondatore di Cinneamhain Ventures, che si è detto preoccupato del fatto che, in assenza di chiare limitazioni, “qualche regolatore si baserà su di essa per invadere il territorio“.
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