In questo interessante articolo scopriamo i 4 ostacoli principali che separano le criptovalute e la blockchain dall’adozione di massa.
I risultati di un sondaggio mostrano che le criptovalute stanno progredendo sempre più verso il mainstream. Siamo passati dal 3,56% di adozione nel 2021 al 12% nel 2022. Abbiamo supposto che la definizione di “adozione” di criptovalute si risolva tutto nell’acquisto, e non nell’effettivo utilizzo.
Vediamo i 4 ostacoli che devono essere superati affinché la maggioranza possa abbracciare definitivamente le criptovalute.
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Le criptovalute rimangono un investimento altamente speculativo per molti, con un’applicabilità limitata in circostanze del mondo reale. Anche se è chiamata “criptovaluta”, difficilmente funziona come una valuta, ovvero come un mezzo di scambio. Questo a causa della sua volatilità e dell’assenza di un governo o di un’autorità monetaria che agisca da controparte e ne garantisca il valore.
Esistono oggi applicazioni crescenti di criptovalute e blockchain in fase di sviluppo per soddisfare esigenze urgenti (ad esempio, per facilitare il prestito e il prestito di risorse del mondo reale). Tuttavia molti dei casi d’uso odierni sono inutili, o volti solo alla “creazione rapida di ricchezza”.
L’acquisto di criptovalute rimane in gran parte un affare costoso, aggravato dalle inefficienze di vario tipo. Possiamo citare le commissioni che coinvolgono lo scambio di denaro fiat con criptovalute. Le commissioni per un consumatore medio possono arrivare fino al 7%, aggravate da slippage, gas e tutta una serie di commissioni nascoste che rendono la proposta cripto meno attraente.
Per aggirare queste tariffe, sono emersi una pletora di gruppi coordinati in modo informale su WhatsApp e Telegram per consentire ai consumatori di facilitare lo scambio peer-to-peer (P2P) di fiat-for-crypto e viceversa. Sebbene siano accessibili alla maggior parte dei consumatori, comportano anche una serie di rischi, in particolare frode e sicurezza.
Gli utenti sono abituati a “super-app” piene di funzionalità, il tutto nella comodità di un’unica app o portafoglio. All’interno di un’unica app, è possibile effettuare operazioni bancarie, viaggiare, fare acquisti, ordinare cibo e inviare biancheria, tra le altre comodità.
Nel mondo delle criptovalute, tuttavia, l’user experience è altamente frammentata: un’app per scambiare fiat con crypto, un’altra per avere un wallet, un’altra per tenere traccia dei prezzi dei token, un’altra ancora per rimanere coinvolti con le community. Il carico di lavoro cognitivo per apprendere, integrare e utilizzare ciascuna app crea un’elevata barriera all’ingresso per il consumatore già affamato di attenzione e a corto di tempo. Binance si sta muovendo meglio degli altri per raggruppare tutte queste funzionalità in una sola piattaforma.
La blockchain rimane una tecnologia relativamente nascente, diciamo agli albori. Prendi la comunicazione come esempio: nel web2, le piattaforme per coinvolgere i consumatori sono conosciute, provate e collaudate. Parliamo di e-mail, SMS, social media, notifiche push e reti pubblicitarie. Nel web3 e nell’ambiente cripto, questi canali di comunicazione non sono ad oggi ugualmente efficienti, con complessità aggravata dalla frammentazione (come discusso sopra) e dall’anonimato (il più delle volte, solo un indirizzo di portafoglio).
In sintesi, abbiamo fatto molta strada da “le criptovalute sono una truffa!”. Nell’ultimo anno – nonostante la flessione – ci sono stati dei progressi significativi. C’è molto da festeggiare nell’attesa del punto di svolta, per quanto riguarda l’adozione delle criptovalute.
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