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Come è nata (e già morta) la “Netflix” dei videogiochi: la strana storia di Google Stadia

In questo articolo parleremo del progetto Google Stadia che ha trovato in questi giorni la sua prematura fine nel mondo dei videogiochi.

La piattaforma di cloud gaming di Google è stata disponibile in 22 Paesi, sia nella modalità a pagamento che gratuita. Tuttavia, il gigante del software ha recentemente chiuso il servizio e avviato la politica di rimborso.

Google Stadia

Rimborserà tutti gli acquisti di hardware e di gioco (compresi i DLC) effettuati sul Google Store. Ecco perché quello che era considerato il “Netflix” dei videogiochi ha chiuso i battenti.

Come funzionava il “Netflix” dei videogiochi

Google Stadia è stato concepito come un servizio di cloud gaming in cui i giochi possono essere acquistati e giocati liberamente, senza alcun bisogno di download sia su console che su PC.

Attraverso molteplici dispositivi connessi, tra cui telefoni, computer portatili e televisori, si aveva la possibilità di giocare in tempo reale, ma l’elaborazione avveniva su un server remoto di Stadia da qualche altra parte nel mondo. Il video del gioco veniva trasmesso al dispositivo attraverso la rete Internet.

Inoltre, essendo i suoi server collocati in un vasto numero di località sparse per il mondo, si accorciava la distanza tra il giocatore e il server da cui effettuare lo streaming. In questo modo si riduceva drasticamente il nemico numero uno dello streaming: la latenza. Google offriva, inoltre, un controller Stadia dedicato che si connetteva a Internet direttamente tramite Wi-Fi, anziché tramite il dispositivo. In questo modo si riducevano i millisecondi di latenza e, nel gaming, questo aspetto è davvero importante.

Cosa ha causato il fallimento di Stadia

Google ha essenzialmente rinunciato a Stadia come servizio di cloud gaming per mancanza di giocatori attivi. Non ha mai trovato una base di utenti sufficientemente ampia e solida da permettergli di competere con forme di gioco più tradizionali. Inoltre, durante i suoi due anni di vita, Microsoft ha puntato sempre di più sul mercato con Xbox Cloud Gaming, mentre altre alternative, come Nvidia GeForce Now, si rivolgevano maggiormente al mercato dei giochi per PC.

Phil Harrison, direttore generale di Stadia, ha così commentato la fine del progetto Stadia: “Qualche anno fa… abbiamo lanciato un servizio di gioco, Stadia. Nonostante la solida base tecnologica sulla quale si poggiava tutto l’approccio di Stadia al gaming in streaming, non ha attirato l’attenzione degli utenti che ci aspettavamo, quindi abbiamo preso la difficile decisione di iniziare a chiudere il nostro servizio di streaming Stadia“, ha scritto.

Google promette rimborsi per tutti

Google ha chiuso definitivamente il progetto Stadia e di conseguenza non si potrà più acquistare il pacchetto sul negozio digitale. L’azienda Big Tech americana ha però fatto sapere che tutti i possessori attuali di Stadia potranno continuare a giocare fino al 18 gennaio 2023.

Dopo tale data l’account Stadia proprietario verrà disattivato per sempre. Allo stesso tempo, però, sarà possibile richiedere il rimborso tramite il Google Store, specificando tutti gli hardware e software acquistati, compresi DLC e oggetti acquistati in-game. I rimborsi inizieranno verso la seconda metà di gennaio.

Il progetto Stadia è fallito per mancanza di giocatori ma questo non vuol dire che la sua tecnologia non fosse all’avanguardia. Di questo avviso sono stati diversi editor di terze parti a cui è stata concessa la licenza per gestire le proprie attività in cloud.

Lo stesso Harrison aveva concluso così il suo commento sulla fine del progetto Stadia: “Esistono chiaramente molti altri modi di applicare questa tecnologia nel mondo di Google, come ad esempio YouTube, Google Play o le nuove attività di Realtà Aumentata (AR), oltre ad offrirla ai nostri partner, come da consuetudine dell’azienda“.

Published by
Roberto Caccamo

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