Soft staking, Liquid Staking, Native Staking, sono tutti termini che abbiamo sentito nominare quando abbiamo cercato tra le varie opportunità di mettere a rendita le nostre criptovalute, contribuendo al contempo alla sicurezza della blockchain utilizzata.
Lo staking in generale può essere visto come l’alternativa sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico al mining di criptovalute classico. Quello cioè che utilizza il meccanismo di consenso Proof of Work, come Bitcoin e la versione attuale di Ethereum, anzichè il Proof of Stake, il meccanismo cioè che richiede il blocco di un certo quantitativo di token per la validazione delle transazioni.
Con lo staking, invece di apparecchiature informatiche avanzate gli utenti possono mettere in staking (ossia “impegnare”) i loro token alla blockchain per partecipare alla convalida di nuove transazioni.
Le coin bloccate in quel modo contribuiscono a mantenere la sicurezza della blockchain e gli utenti ricevono in cambio una ricompensa di staking predeterminata, oppure partecipare alle dee maturate dal validatore cui abbiamo delegato le nostre coin in staking. Sebbene sembri una situazione vantaggiosa per tutti, alcuni problemi possono sorgere.
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I problemi dello staking classico
Il primo “problema” quando si decide di mettere a rendita i nostri token lasciandoli in staking o delegandoli a un validatore, sta nel fatto che queste devono essere bloccate per lunghi periodi. A seconda dell’ecosistema il ritardo stabilito nello sblocco e nel prelievo può essere di giorni, settimane o addirittura mesi.
Questo può creare un problema di liquidità agli investitori, soprattutto per coloro che dedicano un gran numero dei loro token allo staking. Non possono utilizzare le proprie risorse bloccate per altri scopi poiché sono vincolate alla rete.
Il secondo problema è che, anche se dovessi ritirare le monete impegnate, ci vorrebbero giorni o settimane prima che le monete tornino disponibili nell tuo portafoglio per essere spese, inviate o scambiate.
Per ovviare a questi problemi, è stato introdotto un concetto chiamato liquid staking o soft staking. Vediamo brevemente a come funziona.
Che cos’è il liquid/soft staking
Con il liquido staking, o staking liquido, puoi utilizzare le tue monete impegnate anche per altri scopi, senza bisogno di svincolarle o ritirarle dal protocollo. Inoltre, puoi ritirare i tuoi token quando vuoi, il che non è il caso del tradizionale processo di staking.
Di solito, lo staking avviene direttamente attraverso un Wallet crittografico o un exchange centralizzato o decentralizzato di criptovalute. Ad esempio, se dovessi mettere in staking Ether, dovresti avere un minimo di 35 ETH nel tuo portafoglio, che sarebbe quindi bloccato nella rete.
In alternativa, puoi unirti a un pool di staking tramite uno exchange di criptovalute. Questo può essere utile quando blockchain come Ethereum richiedono un gran numero di monete per mettere in staking direttamente sulla blockchain. Per aggirare questa soglia minima di token, diversi utenti contribuiscono con importi minori a un grande pool di staking e iniziano quindi a investire come una sola entità collettiva. Le ricompense per lo staking vengono quindi distribuite tra tutti i membri del pool di staking, in modo proporzionale a seconda della quota detenuta dell’intera pool.
Non sono le stesse criptovalute
In ogni caso è da tenere bene a ente che lo staking liquido di solito avviene tramite piattaforme di terze parti che offrono lo staking come servizio (SaaS). Queste piattaforme prenderanno le tue coin e le impegneranno nella rete al posto tuo. In cambio, ti forniranno versioni tokenizzate delle tue monete bloccate sul protocollo.
Queste monete tokenizzate altro non sono che un derivato liquido, come una sorta di “ricevuta di deposito al portatore” così che le tue coin impegnate nello staking possano comunque essere trasferite, conservate, spese o scambiate come qualsiasi normale token.
Puoi anche ritirare i tuoi gettoni impegnati ogni volta che vuoi, scambiando il tuo token derivato con la coin “originale”. Queste piattaforme, quindi, risolvono i problemi di liquidità legati allo staking tradizionale. Da qui il nome “liquid staking”.
Quali piattaforme offrono il liquid staking e come funzionano
Negli ultimi due anni, diverse piattaforme hanno iniziato a offrire servizi di staking liquido. Alcune delle più popolari che possiamo trovare sono Lido e TosDis. Anche molti exchange di criptovalute, tra cui KuCoin e Crypto.com, hanno introdotto questo servizio.
Prendiamo l’esempio dello staking di Lido ed Ethereum per vedere come funziona.
Sulla piattaforma Lido, gli utenti possono bloccare qualsiasi importo di Ether che desiderano. In cambio, Lido fornirà all’utente un pari importo di stETH. Il token stETH è ancorato 1:1 con l’Ether in staking e può essere utilizzato come prestito, garanzia e altro.
Allo stesso tempo, gli Ether in staking continua a maturare le normali ricompense per lo staking dell’utente. Parallelamente, Lido mantiene anche un pool di liquidità stETH-ETH. Ciò consente agli utenti di restituire stETH e riscattare il proprio Ether in stake ogni volta che lo desiderano.
Attenzione ai rischi delle piattaforme
Una nota importante. Ogni volta che aggiungiamo un passaggio ai nostri investimenti coinvolgendo una nuova piattaforma, il nostro profilo di rischio cambia e le nostre valutazioni in merito devono adeguarsi di conseguenza.
Mettere le nostre criptovalute in staking nativo direttamente sulla blockchain restringe le nostre possibilità di azione e talvolta offre ritorni molto più bassi. Il liquid staking che invece ci permette di moltiplicare la nostra operatività di conseguenza i nostri ritorni, presentano però dei rischi che è bene conoscere a fondo e tenere sempre in considerazione.
Una criptovaluta in staking nativo non potrà mai andare persa, salvo il fallimento completo della blockchain relativa. Ma a quel punto estremo, poco ci importerebbe di poter recuperare un asset che vale zero. Quando invece aggiungiamo un passaggio, quindi passiamo da uno smart contract, dobbiamo considerare il rischio che il protocollo dia problemi.
Bug di sistema, attacchi hacker, intenzioni malevole del team di sviluppo o della community. Questi sono tutti rischi aggiuntivi in cui possiamo incappare quando decidiamo di appoggiarci a una piattaforma terza per far gestire i nostri fondi in staking.
Come tutte le cose quindi, va bene sfruttare le possibilità offerte dai protocolli di liquid staking, ma ricordiamoci che possiamo considerarli come un’alternativa più remunerativa, ma più rischiosa, rispetto allo staking classico. Evitiamo quindi gli all in su unico protocollo solo perchè offre maggiori ritorni, e cerchiamo sempre di diversificare al nostro meglio.