Disastro Celsius: una dovuta riflessione sul prestito di criptovalute dopo quanto accaduto

Celsius Network , la principale e più importante società statunitense di lending di bitcoin e criptovalute, ha congelato prelievi e trasferimenti lo scorso lunedì, gettando nel panico molti utenti dei servizi finanziari legati a questo mondo.

Nel comunicato ufficiale si ravvisavano condizioni di mercato “estreme” che hanno innescato una svendita su tutti i mercati delle criptovalute.

celsius lending borrowing criptovalute

Ecco cosa devi sapere su lending e borrowing di criptovalute, un settore del mercato degli asset digitali che è letteralmente esploso negli ultimi due anni durante il boom di interesse per le criptovalute.

Come funziona il lending (prestito) di criptovalute

Il lending, o prestito, di criptovalute è in poche parole l’equivalente di un prestito bancario, ma per il mondo delle criptovalute.

Proprio come i clienti delle banche classiche o degli istituti finanziari tradizionali, i clienti dei servizi di lending di criptovalute maturano degli interessi sui loro risparmi e depositi. Nel modo classico si è abituati a farlo ad esempio in dollari, euro o sterline. 

Nell’universo cripto abbiamo la stessa possibilità. Gli utenti detentori di criptovalute possono depositare i propri asset crittografici, bitcoin o ether in genere sono i più accettati, ma molti offro rendimenti anche su altre categorie di criptovalute, maturando interessi e guadagnando quindi dei rendimenti. Solitamente gli interessi sul lending vengono pagati nella criptovalute depositata, ma talvolta ci sono formule diverse, ove si va a maturare stablecoin, usd o il token stesso della piattaforma. 

In genere i token delle piattaforme offrono dei privilegi ai detentori, come sconti sulle fee o maggiori interessi sui depositi. All’interno delle piattaforme di lending o su servizi collegati, è poi quasi sempre possibile scambiare o vendere i token ricevuti. Facendo il cosiddetto “Farm ad Dump”, ossia maturare redimenti in token della piattaforma e poi venderli o scambiarli subito dopo averli ricevuti, si aprono alcune possibilità e strategie di ottimizzazione del rendimento. Una tra tutte è il fare compound, ossia reinvestire gli interessi maturati, andando a sfruttare anche il beneficio dell’interesse composto. In tal modo l’apy medio sul rendimento sarà più alto rispetto al semplice lasciare i propri asset crittografici in lending.

Una questione di numeri

I risparmi lasciati presso le banche tradizionali offrono in genere rendimenti irrisori, quando no proprio nulli, a causa dei tassi di interesse storicamente bassi. I servizi di lending di criptovalute offrono invece rendimenti in media molto più elevati. Senza andare a cercare piattaforme esotiche o poco chiare, che offrono rendimenti insostenibili, nella fascia più alta tra i servizi considerati più affidabili e sicuri, si può arrivare anche fino a punte del 10-20%, sebbene naturalmente i tassi dipendano dai token depositati.

Le piattaforme che offrono lending di criptovalute fanno business e utili prestando a pagamento, in genere co tassi che variano tra il 5% e il 15% – token digitali a investitori o società di criptovalute. I borrowe, quindi coloro che prendono in prestito le criptovalute dalla piattaforma, possooutilizzare i token per speculazione semplice, copertura su posizioni in senso opposto, oppure semplicemente come capitale circolante. 

Gli istituti di credito traggono il proprio profitto dallo spread tra l’interesse che pagano sui depositi e quello addebitato sui prestiti.

La trappola degli alti rendimenti nei servizi di Lending di criptovalute

I servizi di lending di criptovalute sono letteralmete esplosi negli ultimi due anni. Insieme alle piattaforme di finanza decentralizzata o “DeFi”, è uno dei settori economici interni al mondo crittografico che ha visto la più grande esplosione. 

DeFi e lending presso servizi centralizzati promuovono una visione degli operatori finanziari in cui prestatori e mutuatari evitano il passaggio obbligato dalle tradizionali società finanziarie che fungono da mediatori di prestiti o altri prodotti.

Altro aspetto cruciale è il fatto che le piattaforme di lendig, centralizzate o i DeFi, sono di gran lunga più facili e accessibili rispetto alle banche e gli istituti finanziari tradizionali. I potenziali clienti non devono affrontare mille scartoffie e pratiche burocratiche, o comunque in numero ridottissimi, a seconda della piattaforma scelta, quando prestano o prendono in prestito criptovalute e token crittografici.

Secondo Pulse, un importante sito di monitoraggio della liquidità nel modo cripto, il valore totale delle criptovalute depositate in protocolli DeFi ha toccato a una punta di 110 miliardi di dollari a novembre, cinque volte superiore rispetto all’anno precedente e riflettendo i massimi record per bitcoin.

Gli investitori tradizionali e le società di venture capital, dal secondo fondo pensione canadese Caisse de Depot et Placement du Quebec a Bain Capital Ventures, hanno ampiamente sostenuto e utilizzato le piattaforme di lending di criptovalute.

Le insidie nascoste dietro i servizi di lending di criptovalute

Finora sembra di parlare di un mondo perfetto, ove tutto scorre liscio con rendimenti enormemente maggiori grazie all’efficienza della nuova tecnologia. Sì, ma in parte. Come spesso accade, non è tutto oro ciò che luccica. Qui purtroppo è doveroso affrontare anche il discorso relativo ai rischi nascosti e le insidie che si possono incontrare quando si utilizzano questi servizi nella propria strategia di investimento o di protezione di capitale e risparmi.

A differenza delle banche regolamentate tradizionali, salvo rari casi di alcune piattaforme centralizzate, i servizi di lending di criptovalute non sono supervisionati dalle autorità di regolamentazione finanziaria. Questo comporta che ci siano ben poche regole sul capitale che questi operatori devono detenere come garanzia collaterale per le loro operazioni finanziarie. Altro tasto dolente riguarda la trasparenza sulla gestione e la conservazione loro riserve, spesso poco chiara.

Tutto questo significa che i clienti che detengono le loro criptovalute sulle piattaforme di lending, potrebbero perdere completamente e per sempre l’accesso ai loro fondi, come abbiamo visto accadere agli utenti di Celsius Network questo lunedì.

I prestatori di criptovalute quindi affrontano anche altri rischi, dalla volatilità nei mercati finanziari legati alle criptovalute, che può incidere sul valore dei risparmi depositati, a fallimenti e problematiche tecnologiche e di sistema e, non per ultimo, hack e attacchi informatici in genere.

I regolatori devono quindi preoccuparsi?

I servizi di lending di criptovalute sono nel mirino delle autorità e degli organismi di vigilanza sui titoli statunitensi e delle autorità di regolamentazione statali. Questi difatti sostengono che tali prodotti fruttiferi sono titoli non registrati.

Un esempio su tutti. Nel mese di febbraio l’importante piattaforma statunitense BlockFi ha accettato di pagare 100 milioni di dollari di sanzione in un accordo storico con la SEC statunitense e le autorità statali per i servizi di prestiti con rendimenti offerti, ma non regolamentati a dovere.

Quelle stesse autorità di regolamentazione statali hanno emesso un simile ordine di cessazione e desistenza anche a Celsius a settembre. Il suo prodotto Earn infatti era considerato un titolo non registrato.

Insomma, i servizi centralizzati e decentralizzati di lending di criptovalute, come la DeFi in generale, possono essere un ottima occasione per ottenere rendite interessanti sugli asset crittografici che deteniamo. Non dimentichiamo mai però che:

  • Ciò che è comodo e sicuro, non può essere molto remunerativo
  • Se qualcosa che è comodo e molto remunerativo, in genere non è sicuro
  • Ciò che è remunerativo e sicuro, non può essere comodo o facilmente accessibile.

Se dovessero prometterti qualcosa che vanta tutte e tre queste caratteristiche, dovrebbe accendersi ben più di un campanello d’allarme.

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