I Buoni fruttiferi di Poste Italiane hanno sempre avuto un grande appeal sui cittadini e sui risparmiatori. In tempi di grande insicurezza economica, garantiscono la certezza di recuperare il capitale investito, seppur non siano particolarmente elevati gli interessi.
Soprattutto in tempi di incertezza e paura del futuro, può essere fondamentale potersi permettere un piccola somma da mettere da parte per il futuro, per le nuove generazioni, per i figli.
La Banca d’Italia riceve frequenti richieste di rimborso o indagini sulla possibilità di rimborso di vecchi titoli di Stato e buoni postali fruttiferi scaduti da tempo. In particolare, in relazione ai titoli di Poste Italiane, qualcosa di recente sembra averne offuscato l’immagine.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per evitare di suscitare inutilmente speranze e per evitare che le persone sostengano invano le spese legali, ha chiarito la questione in un Comunicato Stampa diffuso nel 2013.
Tali chiarimenti, basati su disposizioni di legge imperative senza eccezioni, sono di seguito riassunti:
L’Antitrust ha infatti aperto un’istruttoria verso Poste, allo scopo di vederci chiaro su possibili pratiche commerciali scorrette. Allo stesso tempo, Federconsumatori Verbania ha attivato un procedimento pilota presso il Giudice di Pace.
Si tratta del caso di Buoni fruttiferi postali collocati dal 2001 in poi. I quali, “per una serie di circostanze”, sarebbero stati inquadrati con scadenza posteriore al 2020. I Buoni in questione sono in realtà già in prescrizione. Al momento, i titolari di tali Buoni fruttiferi hanno perso il diritto al capitale maturato.
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