Pioggia a dir poco gelida in arrivo sulla residue speranze di chi credeva all’ennesima “promessa di marinaio” del nostro Governo sulla tanto attesa riforma delle pensioni. L’amara verità è emersa senza mezzi termini all’interno del recente Def. Non sono state stanziate le cifre per il fondamentale piano di “restyling” che cittadini, sindacati e anche chi gode già della pensione aspetta al varco ormai da anni.
A riprova che la riforma delle pensioni non è più una priorità per il Governo, se mai lo è stato, è dimostrato dal fatto che la questione energetica e la drammatica guerra in Ucraina hanno preso il sopravvento.
C’è quindi il rischio di ripetere quanto già accaduto nel 2020, quando il dibattito sulla riforma delle pensioni era già iniziato – con l’allora ministro del Lavoro Nunzia Catalfo – per poi interrompersi con lo scoppio della pandemia.
Il fatto che nel Def non vengano citate le risorse per la riforma pensionistica, però, non significa che non ci saranno interventi volti alla revisione del sistema pensionistico.
Riforma Pensioni: non ci saranno spese folli da parte di questo Governo
Il primo obiettivo è garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Rimarrà quindi deluso chi spera in un significativo abbassamento dell’età pensionabile già dal prossimo anno: semmai ci sarà un’alternativa al 102, ma questa potrebbe essere riservata solo ad alcuni profili.
Secondo le stime del Def, la spesa pensionistica riprenderà a funzionare dal 2025, raggiungendo il 16,7% del PIL nel 2030 e il 17,4% nel 2036. Questo nonostante il governo Draghi abbia deciso di non proseguire con la ormai celebre 100, fornendo un’alternativa – la 102 – limitata sia in termini di audience che di costi.
Dal 1° gennaio 2023 non si parla di risorse utili per cambiare il sistema pensionistico, come aveva promesso Mario Draghi durante il dibattito che ha portato all’approvazione della legge di bilancio per il 2022. Risorse necessarie se si vuole andare effettivamente oltre quanto stabilito dalla riforma Fornero, ma che potrebbe non essere necessaria se la riforma dovesse limitarsi a misure su un pubblico ristretto.
Il Governo lascia intendere che farà il possibile per non mandare in frantumi la promessa sulla riforma delle pensioni. Lo stesso Ministro Orlando, qualche giorno fa, ha confermato l’intenzione di proseguire il dialogo con le organizzazioni sindacali su tutte le questioni già aperte, quali pensioni, precarietà e salari, aggiungendo però che con lo scoppio della guerra in Ucraina “la gerarchia di questi temi è adesso decisamente cambiata”.