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Regolamentazione Criptovalute nel 2022: tutto quello che dovresti sapere

A che punto siamo con la regolamentazione delle criptovalute nel 2022? Un’interessante e ampia panoramica su una questione spinosa.

In che modo i paesi di tutto il mondo hanno deciso di affrontare la regolamentazione delle criptovalute? E cosa pensano gli investitori di tutto questo? Sono ottime domande a cui cercheremo di rispondere nel corso di questo articolo.

La regolamentazione è spesso vista come una minaccia per lo spazio crittografico all’interno della community. Ma è davvero così negativa per le criptovalute? E in che modo le maggiori economie come l’America, la Cina e l’Europa hanno intenzione di regolare le risorse digitali? In questo articolo esploriamo in maniera approfondita la regolamentazione delle criptovalute, come funziona e cosa significa per tutti i cripto-investitori. Immergiamoci.

Le criptovalute hanno attirato l’attenzione di tutti i governi del mondo

Le criptovalute sono passate dall’essere investimenti fortemente speculativi ad essere parte fondamentale di un portafoglio di investimenti equilibrato. Oggi il 16% degli americani investe, commercia o usa le criptovalute, secondo Pew Research. Sappiamo bene che quando si afferma un trend oltreoceano, è molto probabile che tempo più tardi lo vedremo anche in Italia.
Non sorprende che i governi di tutto il mondo stiano infatti riflettendo su come regolare il crescente mercato nel miglior modo possibile. I singoli paesi hanno adottato approcci diversi alle leggi sulle criptovalute con conseguenze spesso imprevedibili.

Le autorità di regolamentazione del Regno Unito ad esempio, consentono ai cittadini britannici di acquistare e detenere tutte le criptovalute che desiderano, ma hanno represso la pubblicità di criptovalute e piattaforme. La Cina d’altra parte ha bandito le transazioni di criptovalute e il mining in tutto il paese.

In questo articolo cercheremo di capire cosa intendiamo per regolamentazione delle criptovalute, quali metodi stanno usando i funzionari e se la regolamentazione è necessariamente un concetto negativo.

Quali opzioni hanno le autorità di regolamentazione?

Come abbiamo detto in precedenza, la regolamentazione delle criptovalute è problematica per una serie di motivi. Le criptovalute e le piattaforme relative sono basate sulla blockchain, che è una tecnologia nuova. I regolatori pertanto hanno bisogno di comprenderla meglio prima di poter creare un quadro normativo definito.

Ma grazie agli investimenti e all’innovazione sempre maggiori nelle criptovalute, ogni settimana sono disponibili tonnellate di nuove tecnologie e strumenti. Questo complica ulteriormente un lavoro già difficile per le autorità.

Dobbiamo anche tenere conto del fatto che molte persone hanno investito ingenti somme di denaro in criptovalute. Questo vuol dire che qualsiasi regolamentazione a danno delle risorse digitali, danneggerebbe anche gli stessi cittadini. Se le autorità di regolamentazione dell’Europa e degli Stati Uniti decidessero di vietare tutte le criptovalute dall’oggi al domani, avrebbero sulla coscienza 300 milioni di persone o più.

Dopo tutto i governi eletti in contesti democratici sono responsabili nei confronti dei loro elettori. E se quegli elettori investono in criptovalute e non vogliono che le criptovalute siano fortemente regolamentate, il governo non ha altra scelta che avvicinarsi alla regolamentazion o affrontare una reazione furiosa.

Ma dobbiamo essere consapevoli che le autorità di regolamentazione hanno dozzine di modi per rallentare il progresso delle criptovalute.

In che modo è possibile regolamentare esattamente le criptovalute?

Le autorità di regolamentazione hanno una miriade di strumenti per regolamentare le criptovalute. La maggior parte di esse ha finora scelto una delle seguenti strategie:

#1 Introdurre o aumentare le tasse sulle criptovalute

Oggi la maggior parte dei dipartimenti fiscali addebita un’imposta sulle plusvalenze dal dieci al venti percento su tutti i profitti realizzati dal trading di criptovalute. Ma non tutti i regolatori scelgono di farlo.

Dobbiamo sempre tenere conto del fatto che le autorità di regolamentazione possono cambiare opinione. Quelle che non hanno stabilito delle tasse sulle criptovalute potrebbero farlo a breve, mentre quelle che applicano già le tasse potrebbero aumentare le percentuali.

Inoltre le autorità di regolamentazione potrebbero anche riclassificare le criptovalute come un nuovo tipo di asset. Questo cambierebbe anche la tipologia di tasse che paghiamo sui profitti dalla vendita di Bitcoin o Ethereum.

#2 Regolare o limitare le pubblicità

Le autorità di regolamentazione potrebbero anche rivalutare il modo in cui le aziende possono pubblicizzare i propri prodotti o servizi al pubblico.

Ad esempio, sia la Financial Conduct Authority del Regno Unito che il governo spagnolo hanno implementato regole per impedire agli exchange e alle piattaforme di fare determinati tipi di affermazioni sui loro servizi e di fare pubblicità in determinate aree geografiche.

Le 9 migliori piattaforme per comprare criptovalute nel 2022

#3 Vietare la vendita di prodotti finanziari correlati alle criptovalute

Un altro modo per regolamentare le criptovalute è vietare la vendita di tutti i derivati ​​cripto, come opzioni e contratti futures. La Financial Conduct Authority del Regno Unito lo ha fatto nel gennaio 2021.

Secondo il Financial Times, il divieto di acquistare derivati ​​emesso dalla FCA è eccessivamente cauto e danneggia la posizione della Gran Bretagna come hub finanziario globale. Il quotidiano afferma inoltre che il divieto non ha ottenuto il successo sperato. Questo perché gli inglesi possono semplicemente acquistare derivati ​​all’estero ed aggirare così il regolamento.

#4 Dissuadere il pubblico dall’acquisto di criptovalute

Un altro approccio adottato da un numero sorprendente di regolatori, è sensibilizzare il pubblico sui rischi legati alle criptovalute. Questo a prima vista può sembrare un primo passo ragionevole verso la regolamentazione.

Tuttavia una ricerca pubblicata dalla Financial Conduct Authority mostra che tali avvertimenti non sono né utili né efficaci. La ricerca della FCA mostra che la maggior parte dei cripto investitori è a conoscenza di cosa siano le criptovalute e come funzionino. Sono consapevoli della mancanza di regolamentazione e dei rischi coinvolti nel trading di criptovalute.

#5 Divieto totale

Infine le autorità di regolamentazione potrebbero sempre vietare in maniera assoluta le criptovalute. Questo approccio è stato già adottato in Cina, Egitto, Iraq, Qatar e numerosi altri paesi.

Tuttavia è molto improbabile che qualsiasi paese occidentale vieti completamente le criptovalute. Pensate solamente a quanti cittadini possiedono criptovalute e a cosa potrebbero fare ribellandosi.

CBDC – Valute digitali della banca centrale

Le normative di cui abbiamo parlato finora controllano direttamente le criptovalute. Ma i governi e le autorità di regolamentazione hanno un altro modo indiretto per regolamentare le criptovalute. Creare una valuta digitale controllata dal governo con tutte le caratteristiche tecnologiche delle cripto, ma sotto una supervisione centralizzata.

Le valute digitali delle banche centrali, note come CBDC, sono valute digitali in qualche modo simili alle criptovalute, tranne per il fatto che non sono trasparenti e sono controllate da un’autorità di regolamentazione centralizzata. Le CBDC vengono oggi create e testate in tutto il mondo. Alcune grandi economie mondiali potrebbero sostituire i contanti con le CBDC entro il prossimo decennio.

Spendere un euro digitale sarebbe uguale a spendere i soldi sulla tua carta di credito. La differenza è che ogni acquisto che fai è tracciabile. Quindi se la tua banca centrale si sbarazza di tutti i contanti e implementa una CBDC dal giorno alla notte, potrebbe tenere sotto controllo le tue abitudini di spesa o impedirti di acquistare prodotti che non approva.

Il problema della privacy

I CBDC sono stati a lungo una delle principali preoccupazioni per i sostenitori della privacy. In questo modo i cittadini sarebbero obbligati a fornire un documento d’identità al governo per ogni transazione che effettuano, mentre i politici potrebbero creare un archivio enorme e permanente sulle loro abitudini di spesa, il che evidenzia seri problemi di privacy.

A gennaio è uscito un preoccupante rapporto della Federal Reserve sulle CBDC in cui appare palese che un dollaro digitale non potrebbe mai mantenere una privacy simile a quella dei contanti. Il rapporto afferma inoltre che una CBDC che consentisse ai cittadini di mantenere l’anonimato semplicemente “non è praticabile“.

Se un paese occidentale dovesse rilasciare una CBDC, i suoi cittadini non avrebbero più bisogno di criptovalute decentralizzate. In realtà non è così, perché una delle questioni principali è proprio la decentralizzazione. Con le giuste campagne di pubbliche relazioni e media, le persone potrebbero pensare che Bitcoin e altre criptovalute non siano “sicure” quanto le CBDC del governo, e che il pubblico dovrebbe quindi vendere le proprie risorse digitali decentralizzate a favore di quelle centralizzate. Se ciò dovesse accadere, i regolatori avrebbero la strada spianata per reprimere con più forza le criptovalute senza troppi contraccolpi da parte del pubblico.

Alla fine le CBDC potrebbero offrire alle autorità di regolamentazione un’occasione imperdibile per reprimere le criptovalute decentralizzate al di fuori del loro controllo.

In che modo diversi paesi e regioni regolano le criptovalute?

Finora i paesi occidentali hanno avuto una risposta generalmente positiva alle criptovalute. La Macedonia del Nord è l’unico paese europeo ad aver vietato il commercio e l’investimento in criptovalute.

I paesi dell’est d’altra parte mantengono un rapporto piuttosto lunatico con le risorse digitali. India, Cina e Russia si sono attivate più di una volta sull’opportunità di vietare completamente le criptovalute.

Senza ulteriori indugi diamo uno sguardo più approfondito a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, in Cina e in Europa.

#1 Stati Uniti

Possedere, vendere, acquistare e minare criptovalute è legale negli Stati Uniti. Si stima che circa 27 milioni di americani possiedano oggi criptovaluta. Tuttavia fino a poco tempo fa gli Stati Uniti hanno adottato un approccio scattershot alla regolamentazione delle criptovalute.
Praticamente tutti i regolatori finanziari di volta in volta rilasciano comunicati stampa e fanno annunci su come regolamentare le criptovalute. Questo a sua volta ha generato confusione e incertezza tra i cripto investitori.

La Securities and Exchange Commission (SEC) vede le criptovalute come un titolo, mentre la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) afferma che Bitcoin è una commodity. L’IRS classifica persino le criptovalute come proprietà ai fini dell’imposta sul reddito. Quindi al momento gli Stati Uniti non hanno un quadro normativo chiaro per le criptovalute.

Biden e Powell

Nonostante tutta la confusione, l’America ha visto alcuni progressi normativi nel 2021. Ricordiamo in particolare la riconferma da parte del presidente Biden di Jerome Powell come presidente della Federal Reserve. Si pensa che Powell sia cautamente favorevole alle criptovalute. Ha infatti più volte affermato che non vede le criptovalute come una “preoccupazione per la stabilità finanziaria” e che non ha intenzione” di vietare le criptovalute.

Tuttavia in altre occasioni ha affermato che le stablecoin necessitano di una qualche forma di regolamentazione. La riconferma di Powell è stata quindi accolta come un segno di una regolamentazione cripto-positiva.

Molti cripto investitori consideravano la riconferma di Powell come la salvezza delle criptovalute. Ma abbiamo visto ben poco in termini di regolamentazione fino al recente ordine esecutivo. Coloro che pregavano per un approccio coordinato alla regolamentazione delle criptovalute hanno finalmente visto il presidente Biden esaudire tale desiderio.

L’ordine esecutivo di Biden

Il presidente degli Stati Uniti ha emesso un ordine esecutivo che allinea la strategia del governo degli Stati Uniti per la regolamentazione delle criptovalute. Questa garantirà che le risorse digitali siano sviluppate in modo responsabile negli Stati Uniti. L’ordine offre inoltre alle autorità di regolamentazione finanziaria americane il potere di condurre studi e sondaggi per comprendere meglio e regolare in modo completo lo spazio crittografico.

In risposta all’ordine Brett Harrison, presidente di FTX, ha affermato che una regolamentazione è importante per consentire alle istituzioni di entrare e sentirsi sicure di poter investire i propri soldi in uno spazio emergente come quello delle criptovalute.

Quindi anche se non possiamo dire con certezza che tipo di regolamentazione avranno gli Stati Uniti tra dieci anni, per ora almeno gli investitori americani possono dormire sonni tranquilli, sapendo che è in arrivo una regolamentazione positiva.

#2 Cina

La Cina ha la relazione con le criptovalute più complicata di qualsiasi altro paese in questo elenco. Negli ultimi nove anni circa, la Cina si è spesso scagliata contro le criptovalute. Ed ogni volta i mercati si sono ripresi e le regole alla fine sono state ammorbidite.

All’inizio – fino alla metà del 2013 – il governo cinese non aveva molto da dire su Bitcoin. I cinesi erano quindi liberi di usarlo, anche se pochi lo facevano.

Ma alla fine del 2013, la People’s Bank of China (PBoC) ha preso di punto in bianco una posizione ostile nei confronti delle criptovalute. La PBoC ha successivamente vietato alle banche di gestire le transazioni relative a Bitcoin con effetto immediato. La giustificazione era la seguente: poiché la moneta non era supportata da alcun paese o autorità, non era sicura né affidabile.

Successivamente la PBoC ha istituito un gruppo di ricerca per studiare come potrebbe creare la propria CBDC, una valuta digitale di cui abbiamo discusso sopra. Inoltre, mentre alle banche all’epoca era proibito gestire Bitcoin, ai cittadini cinesi era permesso minarli, cosa che sicuramente hanno fatto. L’Università di Cambridge ha stimato che al loro apice, i miners cinesi effettuavano circa il 75% di tutto il mining di Bitcoin.

2017 – 2020

Nel 2017 il governo cinese ha vietato le offerte iniziali di monete (ICO) con grande sgomento dei cripto investitori. Considerate che all’epoca le ICO stavano portando tonnellate di denaro in criptovalute.
Nel giugno 2019 il governo cinese annuncia il divieto ufficiale del commercio di criptovaluta. Il governo avrebbe bloccato l’accesso a tutti gli exchange e ai siti Web che avevano a che fare con le risorse digitali.

Successivamente la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma della Cina ha etichettato il mining di Bitcoin come un’industria “indesiderabile” a causa dell’energia che richiede.

All’inizio del 2020 il governo cinese ha bloccato l’accesso a oltre 100 siti Web, divisi tra exchange e altri che offrivano servizi correlati alle criptovalute.

Più tardi la Bank of China ha annunciato di aver terminato la fase iniziale di sviluppo del proprio CBDC, lo yuan digitale.

Sebbene la CBDC cinese abbia finora avuto successo, il divieto di scambiare criptovalute tramite piattaforme ha avuto scarso successo. Molti cittadini cinesi hanno comunque continuato a minare e scambiare Bitcoin.

2021 – 2022

Nel maggio del 2021 la Banca centrale cinese ha deciso di uccidere una volta per tutte le criptovalute in Cina. Lo ha fatto annunciando che tutte le transazioni di criptovalute sarebbero state da quel momento in avanti illegali all’interno del paese. La sentenza ha anche vietato ai cittadini cinesi di lavorare per exchange stranieri.

Sfortunatamente, per i miners cinesi di Bitcoin, la sentenza delle banche centrali è stata il colpo definitivo. La maggior parte delle piattaforme di mining cinesi ha chiuso i battenti per sempre o si è trasferita in altri paesi per continuare le proprie operazioni.

Dati i suoi progressi verso l’implementazione dello yuan digitale, riteniamo che sia improbabile che la Cina consenta ai suoi cittadini di usare nuovamente liberamente le criptovalute nel futuro prossimo. Salvo qualche tipo di cambio di regime radicale, il governo cinese manterrà la sua ostilità nei confronti delle criptovalute decentralizzate.

#3 Europa

I singoli stati membri dell’Unione Europea sono liberi di scegliere come vogliono regolamentare le criptovalute. Finora la maggior parte dei paesi europei si è avvicinata alle criptovalute con una mente aperta. Oggi le risorse digitali sono legali nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea. Lo è anche il mining.

Alcuni paesi europei hanno fatto ulteriori passi avanti e hanno regolamentato le criptovalute. Molti investitori stanno aspettando un approccio comune alla regolamentazione delle cripto per il futuro.

I paesi che hanno regolamentato le criptovalute si sono concentrati sulla tassazione. La tassazione sui profitti realizzati dal trading di criptovalute varia in modo significativo da paese a paese, variando tra lo 0 e il 50 percento.
La Slovenia ad esempio non ha profitti fiscali derivanti dal trading di criptovalute. Tuttavia richiede ai cittadini di dichiarare e pagare le tasse sui pagamenti degli stipendi in criptovalute.

La Germania chiede tra il 14 e il 45% di tasse sui profitti delle criptovalute superiori a €600. I profitti delle vendite di criptovalute detenute per oltre un anno sono invece esenti da tasse.

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Markets in Crypto Assets – MiCA

La stessa Unine Europea ha fatto passi in avanti nella regolamentazione delle criptovalute. Recentemente ha proposto un quadro normativo europeo per le criptovalute chiamato Markets in Crypto Assets, o MiCA. Nella sua forma attuale, il framework semplifica notevolmente le operazioni per le aziende crittografiche con sede in Europa, che hanno l’obiettivo di espandersi.

Secondo la nuova legislazione, se un’azienda di criptovalute è autorizzata ad operare in uno stato europeo, può operare anche in tutti gli altri. Ovviamente il framework è considerato un’ottima notizia per le criptovalute.

Tuttavia alcuni parlamentari europei hanno aggiunto una disposizione dell’ultimo minuto al MiCA, che costringerebbe le criptovalute proof-of-work a passare a meccanismi di consenso più favorevoli all’energia, come il proof-of-stake.

Ovviamente se tutto questo diventasse realtà, il mining di Bitcoin in Europa potrebbe essere effettivamente messo fuori legge a meno che la maggior parte della rete Bitcoin non fosse disposta e in grado di migrare la rete verso un meccanismo di consenso proof-of-stake.

Stefan Berger, un parlamentare dell’UE che lavora al framework, ha affermato di non ritenere che il framework sia il modo giusto per definire le condizioni energetiche per le criptovalute. L’obiettivo del MiCA rimane quello di regolamentare le criptovalute come risorsa finanziaria.

Quindi un cambiamento dell’ultimo minuto sarebbe sicuramente preoccupante, e non è ancora chiaro se sopravviverà al prossimo voto. Pertanto c’è ancora speranza che la regolamentazione in Europa si possa risolvere nel migliore dei modi.

Published by
Elia Cancelli

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