Ci sono monete che attraverso la propria storia hanno raccontato, si può dire, quella del paese che ha dato loro la luce.
Alcune monete riescono nell’incredibile impresa di farsi portatrici di una serie di elementi, di un bagaglio emotivo e non solo, legato ad un singolo paese. Il paese che le ha coniate insomma, quello che ha concesso loro di rappresentare quelle immagini, quel significato insomma. Quello che ha concesso quel valore, che ha fato il via a tutto, al prestigio, al fascino, insomma, nel vero senso della parola a tutto.
La storia di alcune monete è letteralmente avvolta in quello che è il corso storico del paese che le ha prodotte. Ci sono esemplari letteralmente unici che affondano le proprie radici il loro significato più nascosto tra i tratti di una immagine, di un “pezzo” suggestivo, una testimonianza pratica di una porzione di storia letteralmente smarrita nel tempo. In questo caso la vecchia lira può rappresentare un terreno fertile per una attenta e sana riflessione.
Parliamo di una moneta, nel caso della lira, che ha attraversato in un modo o nell’altro tre diversi secoli di storia italiana. Parte dell’ottocento, tutto il novecento e i primi anni del duemila. Una moneta che ha quindi vissuto accanto al nostro paese grandi tragedie ma allo stesso tempo intensi momenti di speranza e ripresa. Situazioni al limite in ogni caso che hanno contribuito a forgiare l’anima dello stesso paese ma anche di quella che era la relativa produzione numismatica.
Tra gli esemplari di maggior prestigio e fascino della vecchia lira troviamo senza alcun dubbio la 10 lire. Gli esempi possono letteralmente sprecarsi considerato che ci troviamo di fronte ad una moneta che vede i suoi primi esemplari addirittura a metà ottocento. Coniata in oro tra il 1850 ed il 1860 in quella che fu ribattezzata la 10 lire Vittorio Emanuele II Regno di Sardegna. Prodotta presso la Zecca di Torino e Genova, la moneta in questione in ottime condizioni di conservazione può valere la bellezza di 12mila euro. In base alle versioni poi si può scendere di valore arrivando fino a circa 9mila euro.
C’è poi la 10 lire nella sua versione denominata Vittorio Emanuele II Re Eletto, del 1860. Coniata presso la Zecca di Bologna, la moneta in questione è ancora una volta in oro e nelle sue migliori condizioni, oggi, considerato il tema centrale, l’immagine e le descrizioni del caso può arrivare a valere addirittura 25mila euro. In base alle condizioni poi la sua valutazione può scendere fino a circa 6mila euro. Numerosi altri esemplari di fine ottocento si attestano bene o male, oggi, su valutazioni molto alte, che superano abbondantemente i 5mila euro per pezzo.
Con un salto di qualche decennio arriviamo al 1926 anno di conio della 10 lire denominata Biga per l’immagine che ne caratterizza per l’appunto una delle due facciate. In questo caso considerate sempre le perfette condizioni di conservazione possiamo parlare di un valore che si attesta intorno ai 1000 euro. Discorso diverso per gli esemplari della moneta coniati tra il 1931 ed il 1934, in quel caso il valore sale ed arriva a sfiorare i 4mila euro.
Spazio inoltre, siamo nel 1936 alla 10 lire nella sua versione Impero. Conservata in perfette condizioni questa moneta oggi può valere tranquillamente 2mila euro. Nella sua versione del 1937 inoltre la moneta in questione arriva a valere circa 4mila euro. Con l’arrivo della Repubblica arrivano poi le 10 lire nelle versioni Olivo e Spiga, esemplari che accompagneranno quel particolare taglio fino all’arrivo dell’euro in pratica, nel 2002. La 10 lire Olivo, nella sua versione di prova dell’anno 1946 può valere oggi circa 750 euro.
Negli anni successivi inoltre numerose altre versioni hanno caratterizzato i relativi periodi ma nessuna di queste ad oggi riesce a raggiungere un valore in un certo senso accostabile a quello delle versioni precedenti. Un vero e proprio tesoro di moneta insomma, uno di quegli esemplari da ritrovare, se presente in casa nostra, il più presto possibile. Monete che hanno fatto la storia e che in un certo senso, ancora oggi continuano a farla. Preziosi tesori e schegge fedeli di un passato ormai smarrito nel tempo.
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