Quanto ci fidiamo davvero oggi, per chi se lo può permettere naturalmente, e di questi tempi è merce rara, delle forme pensionistiche cosiddette complementari, che dovrebbero servire, da una parte a integrare, la nostra prima pensione, dall’altra, eventualmente, a sopperire ad una eventuale riduzione?
In frangenti difficili, chi si può permettere un fondo pensione, vuol dire che guadagna abbastanza da poter mettere da parte qualcosa.
Lo si fa per due ragioni: la prima con la speranza di ritrovarsi una più che utile integrazione alla pensione normale, l’altra, se non si è dipendenti statali, di correre ai ripari nel caso di “evoluzioni negative”, oppure della necessità, magari per ragioni di salute, di andare prima in pensione, riducendo quindi quello andremo a prendere ogni mese.
Eccoli i fondi pensionistici: hanno un grande valore, ma è lecito chiedersi, chi li sceglie come li gestisce?
Esistono due strade. La prestazione previdenziale in forma di rendita può essere richiesta al momento del pensionamento e la somma che non viene percepita come capitale viene convertita in una somma periodica che viene erogata dal fondo pensione, ad integrazione della pensione pubblica. L’altra strada è quella di prelevare immediatamente tutto il capitale.
Un’autorevole inchiesta del Sole 24 ore non lascia spazio a dubbi. Gli italiani non si fidano della rendita mensile e preferiscono prelevare tutto ciò che hanno accumulato.
La ragione è semplice. Siamo di fronte a una palese criticità del sistema che non consente di dare piena attuazione alle riforme dei primi anni 90, dove le prestazioni erogate dalle forme pensionistiche complementari dovevano “integrare” la riduzione della copertura offerta dalla pensione Inps. (A quando l’attesa Riforma?)
Tra i programmi di rendita previsti dai nostri fondi pensione ce n’è uno che attira molto i contribuenti.
La Rendita Temporanea Prepagata (RITA ) è un beneficio previdenziale che consiste nella rateizzazione del capitale maturato, in un periodo che va dall’accoglimento della domanda e dalla verifica dei suoi requisiti, fino al limite di età previsto dalla legge per richiedere le prestazioni pensionistiche statali.
Un aderente al progetto RITA può chiedere tutto il capitale o parte di esso: sul valore del capitale complessivo maturato – RITA TOTALE, oppure su parte di esso, RITA PARZIALE.
Siamo di fronte a un sistema dove i fondi pensione, attraverso la Rita, si “specializzino” anche nell’erogare prestazioni per consentire il pensionamento anticipato, lasciando all’Inps la copertura delle pensioni di vecchiaia e di anzianità.