La Ethereum Foundation ha rivelato che detiene solo lo 0,3% di tutti gli ETH attualmente in circolazione. Un’altra rivelazione interessante riguarda il patrimonio da $300 milioni “in investimenti e risorse non crittografiche” della fondazione.
Questo bottino di criptovalute vale all’incirca $1,29 miliardi nel momento in cui scrivo e rappresenta il 99,1% dell’investimento dell’organizzazione in risorse digitali.
Altri $11 milioni sono stati allocati su altre criptovalute. La fondazione dichiara di “credere nel potenziale di Ethereum“. Beh, chi se non loro?
Il riepilogo finanziario del 2021 della Ethereum Foundation in qualche modo è rincuorante. Consideriamo che molti team sviluppatori di progetti in criptovalute detengono una grossa fetta della fornitura totale del proprio token. Questo va contro la natura della decentralizzazione.
Un’altra rivelazione interessante riguarda il modo in cui la Ethereum Foundation possieda attualmente 300 milioni di dollari in “investimenti e attività non crittografiche“, che rappresentano circa il 20% dei fondi totali della propria tesoreria.
Gli autori del rapporto hanno spiegato che la fondazione “segue una politica conservatrice di gestione della treasury” per garantire che disponga di fondi sufficienti “anche nel caso di una flessione del mercato pluriennale“, aggiungendo:
“Aumentiamo i nostri risparmi non in criptovalute in risposta all’aumento dei prezzi degli ETH. Questo fornisce un maggiore margine di sicurezza per il nostro budget principale e ci consente di continuare a finanziare progetti non fondamentali ma con leva elevata durante una flessione del mercato“.
La Ethereum Foundation si descrive come “un’organizzazione no-profit che supporta l’ecosistema Ethereum“, una community composta da team diversi. Alcuni team si concentrano sullo sviluppo di nuove tecnologie, altri esaminano le sfide e le opportunità che ci attendono.
Sottolineando il fatto che possiede idee a lungo termine, la fondazione afferma che l’impatto della sua community “sarà misurato in decenni e secoli, non in trimestri o anni“, aggiungendo:
“Come un giardiniere stiamo piantando semi sapendo che potremmo non vivere abbastanza da cogliere i frutti“.
Tutto ciò arriva mentre Ethereum continua a lavorare per allontanarsi dalla blockchain Proof-of-Work ad alta intensità energetica e abbracciare un meccanismo di consenso Proof-of-Stake.
Il progetto è l’equivalente di rinnovare completamente la tua casa mentre ci vivi ancora, ed è stato ritardato ancora una volta. Ciò significa che la tanto attesa “fusione” tra le due blockchain non avverrà a giugno come previsto.
La scorsa settimana lo sviluppatore di Ethereum Core TIM Beiko ha rivelato su Twitter che questo avverrà probabilmente tra qualche mese, aggiungendo:
“Nessuna data fissa ancora, ma siamo decisamente nel capitolo finale del PoW su Ethereum.”
Ha anche suggerito “con forza” che gli attuali miner di Etherem non dovrebbero investire in nuove apparecchiature in questa fase.
Qualsiasi prospettiva di ulteriori ritardi è tutt’altro che una buona notizia per Ethereum.
Al di là dell’impatto ambientale, il passaggio a Proof-of-Stake è considerato cruciale per portare le famigerate commissioni a livelli più convenienti e aumentare il numero di transazioni che può gestire al secondo.
Il ritardo ha portato alla ribalta i cosiddetti “Ethereum Killer” come Solana, Cardano e Polkadot. Tutti questi protocolli lottano per la propria quota di mercato attirando gli investitori con NFT e protocolli DeFi all’avanguardia.
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