In Italia nel 2022 l’inflazione batte il record del 1991: non è mai stata così alta negli ultimi 30 anni. Scopri di più in questo articolo.
Da Nord a Sud dello stivale, il costo della vita registra un record che mancava dal 1991, precisamente 31 anni fa. L’inflazione dilagante è causata in buona misura dalle tensioni mondiali che sussistono a causa della guerra in Ucraina. Ci sono anche delle cause interne, come la disoccupazione ed un rallentamento nella produttività.
L’Italia risulta unita sotto il cielo buio dell’inflazione: questo è ciò che è emerso dall’analisi realizzata dall’Unione nazionale consumatori sulla base dei dati diffusi dall’Istat. Il sud risulta essere la zona più colpita, in particolare la Sicilia. Ci sono molte “sorprese” nella classifica. Vediamo bene cosa sta succedendo.
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Truenumbers riporta che in Italia il costo della vita è in crescita del 5,7% a febbraio. In Sicilia questo numero sale al 6,8%. Scendendo nei dettagli, è Catania la città che batte questo triste record, toccando il +7,4%. Anche Palermo e Messina registrano degli aumenti record (+6,9%), a tratti insostenibili. Redditi e occupazione più bassi concorrono ad aggravare la situazione.
Anche altre province del Sud Italia sono state colpite dall’aumento dei prezzi. Questo non fa che aumentare ancora il gap con le zone più ricche nel Nord. Avellino con il suo 6,6% si piazza in questa top ten 10 delle città più colpite dal caro vita.
Abbiamo già menzionato quattro città di questa classifica. Ecco la top ten delle province più care dell’Italia.
La classifica prosegue con altre province del Centro-Nord. A partire dall’undicesimo posto di Modena (5%), a pari merito con Pisa e seguita da Torino, Cuneo e Lodi (4,9%), da Bergamo, Reggio nell’Emilia e Macerata (4,8%) e da Como (4,7%) e Cremona (4,6%).
Diversi motivi sono alla base dell’aumento del costo della vita, perlopiù differenziati per aree geografiche e province. A Bolzano troviamo un marcato rincaro delle bollette (elettricità, gas, acqua). A Catania invece pesa molto l’incremento dei prezzi dei prodotti alimentari, che ha raggiunto il 7,9% contro una media italiana del 4,8%.
Nel settore energetico a febbraio l’inflazione media in Italia è stata del 27,4%, con punte del 38,5% in Alto Adige. Nei trasporti incide meno la differenza geografica. Le differenze più marcate rispetto al +9% nazionale, si collocano in Friuli-Venezia Giulia (+11,9%), e Gorizia (+12%).
A febbraio l’aumento dei prezzi è stato del +5,3% in Lombardia e del +5,1% in Piemonte. A livello provinciale invece Cremona e Como, con un incremento dei prezzi del 4,6% e del 4,7% sono le zone del Paese che sembrano meno in affanno.
Emerge quindi dai dati che c’è una parte d’Italia che risulta meno colpita dall’inflazione, rimanendo pur sempre a livelli superiori a quelli registrati negli ultimi dieci anni. L’inflazione è meno pressante nel Nord-Ovest.
Il motivo principale di questa agevolazione nel centro-nord è nel minor incremento dei costi nel settore dell’energia. A Torino sono cresciuti del 23%, il 4,4% in meno rispetto alla media italiana. A dare una mano sono anche i prezzi dei prodotti alimentari: a Pisa sono saliti “solo” dell’1,8%, a Cremona del 2,3% e a Macerata del 2,4%.
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