Mentre il conflitto in Ucraina sale di colpi ogni giorno l’industria delle criptovalute deve far fronte alle truffe legate alla raccolta fondi
Con i suoi 135 milioni di dollari raccolti dal 22 febbraio scorso, due giorni prima della cosiddetta invasione russa, il mondo cripto ha dato una grande mano al governo ucraino.
Il mondo delle criptovalute, però, è pieno di insidie e malfattori che non vedono l’ora di guadagnare qualcosa alle spalle delle buone azioni delle persone afflitte da questa guerra.
La comunità cripto ha, però, messo su una vera e propria task force contro le truffe avvenute nel corso della raccolta fondi per la popolazione ucraina.
Le truffe della raccolta fondi
Secondo le indagini portate avanti da TRM Labs, più del 50% delle campagne di raccolta fondi per il conflitto in Ucraina sono state “evidenti campagne truffa“, le quali sostenevano di inviare “fondi per aiuti umanitari o militari“.
In un rapporto datato il 30 marzo, TRM ha spiegato che queste truffe non rappresentano la grande parte degli aiuti inviati in Ucraina. “La maggior parte di queste truffe sono state velocemente individuate dai ricercatori e dai fornitori di hosting, e i loro siti sono stati rimossi. C’è chi è riuscito a farsi qualche centinaio di dollari e chi qualche migliaio prima che i siti fossero oscurati“.
Molte di queste truffe non erano nemmeno ben progettate. La gran parte di queste truffe avviene via email e in una di queste un truffatore si è spacciato per un funzionario dell’ambasciata ucraina. La mail non riportava il nome del funzionario né il Paese di appartenenze dell’ambasciata, ma solo qualche riga di testo. “Hai ricevuto una mail dall’ambasciata dell’Ucraina”, si leggeva nella email.
“Ora puoi schierarti con il popolo dell’Ucraina mentre ci difendiamo dall’aggressione russa. Ora accettiamo donazioni in criptovaluta. Bitcoin, Ethereum e USDT“.
L’email terminava con tre indirizzi alfanumerici di wallet digitali e un ringraziamento da parte della finta ambasciata. “Grazie, Ambasciata dell’Ucraina”.
Le altre truffe che sfruttano la situazione in Ucraina
Altre truffe erano molto meglio congegnate. Alcune di queste erano così sofisticate da produrre link di donazioni in criptovaluta attraverso codice QR, finti video del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e un’accurata selezione del look per farli sembrare quanto più “autentici” possibili.
Ma non sono solo gli sprovveduti a cadere in queste trappole macchinose. Molte di queste truffe hanno colpito grandi aziende e personalità importanti che, in alcuni casi, hanno dovuto scendere a patti con il malfattore di turno, pagando il riscatto richiesto.
Ripple è stato sicuramente il caso più famoso. La nota società di pagamenti transfrontalieri ha fatto causa a YouTube nel 2020 sostenendo che la piattaforma di condivisione video non avesse fatto tutto il possibile per oscurare i siti truffa, anche dopo le ripetute segnalazioni. Perfino il co-fondatore di Apple Steve Wozniak e il creatore di Ethereum Vitalik Buterin sono state vittima di questo tipo di truffe, con quest’ultimo che è stato costretto a identificarsi su Twitter come “non donatore di ETH” a causa delle continue truffe a suo nome.
TRM Labs ha concluso la sua indagine dichiarando che la gran parte di queste truffe avveniva attraverso l’utilizzo di bot, i quali possono continuare a truffare le persone senza l’ausilio diretto di un essere umano.
L’Ucraina entra nel mondo cripto
TRM Labs sostiene che, dopotutto, la crittografia è un’arma efficacissima per raccolte fondi di questo genere e le criptomonete sono state il mezzo ideale affinché quei fondi arrivassero a chi di dovere.
L’Ucraina ha fatto decisi passi avanti nei confronti delle criptovalute, ben più di tanti altri Stati che ancora discutono sulla sua possibile introduzione. Una delle iniziative del governo ucraino in favore del mondo cripto è stata l’apertura di un museo NFT, il quale è possibile visitare attraverso la realtà aumentata per conoscere il paese e gli effetti della guerra.
Anche la raccolta fondi del governo ucraino è stata positiva. Ben 6 milioni di dollari sono stati raccolti mettendo all’asta una semplice bandiera dell’Ucraina, che sono diventati 50 milioni dopo l’associazione a Come Back Alive, un organizzazione non governativa di alto livello.