Dalla sua creazione nel 2008 e dal debutto nel mondo dell’economia digitale, avvenuto nel 2009, Bitcoin ha rivoluzionato il modo in cui percepiamo il denaro, conquistando il mondo della finanza e degli affari. Ma cosa pensa il mondo islamico del “fenomeno” Bitcoin?
Mentre vediamo la prima valuta digitale al mondo, il bitcoin, continure a fare notizia ovunque nel globo, la sua rapida crescita nei paesi islamici ha lasciato, molti devoti musulmani, a chiedersi se questo nuovo tipo di denaro sia conforme all’halal o alla Sharia.
Nonostante un calo evidente nella “sua” popolarità rispetto agli inizi sfolgoranti, il bitcoin rimane costantemente sulla cresta dell’onda. E scopriremo come, in alcune nazioni dove vigono le severissime leggi islamiche, con tanto di fatwa verso le criptovalute, i consensi tra la “massa” seguono un percorso totalmente opposto, naturalmente positivo.
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Bitcoin oggi: cosa ne pensa oggi la severa legge della Sharia?
Ogni volta che vediamo un nuovo grande nome investire in BTC, il dibattito sulla conformità di BTC alla legge della Sharia rinvigorisce le discussioni più accese tra studiosi islamici, banche e istituzioni finanziarie.
Bitcoin: halal o haram?
In questo articolo, abbiamo cercato di capire se, nell’ottica dei musulmani, bitcoin è halal o haram.
Halal : Halal è un termine arabo che sta a significare “lecito” o “permesso”. In riferimento ad esempio al cibo, è lo standard dietetico, come prescritto nel Corano (il Libro Sacro dei musulmani). Haram. L’opposto di halal è haram, che significa illecito o proibito.
Le controverse opinioni diversi studiosi della Sharia sul Bitcoin
A causa della sua natura speculativa e della mancanza di un valore intrinseco, per così dire materiale, che si può toccare con mano come le banconote tradizionali, è considerato da alcuni esperti di filosofia religiosa islamica come haram.
Bitcoin: mancanza di controlli e immaterialità lo renderebbero un pericolo costante
E poiché non ha nemmeno un’autorità centrale per controllarlo o vegliare su di esso, rendendo difficile per i governi regolarlo o autorizzarlo, il bitcoin è visto assai negativamente da autorevoli studiosi islamici.
E’ il caso di Shaikh, Abdullah Al-Manea, un membro del Consiglio di Senior Scholars in Arabia Saudita.
Per alcuni paesi islamici è proibito, paragonabile al gioco d’azzardo
Quest’ultimo, senza mezzi termini, ha affermato nel corso di una recente intervista, che trattare con valute digitali, come Bitcoin, è considerato proibito, secondo quanto la sua opinione, in quanto mancano tre caratteristiche possedute dalle valute monetarie fiat.
Stiamo parlando di un’unità di conto, riserva di valore, mezzo di scambio. Infine, è visto in modo molto negativo il fatto che il bitcon si basa su un’accettazione generale del pubblico.
L’esperto aggiunge che le valute digitali non hanno il significato di “prezzo”, il che significa che tutto questo comporta un elemento di rischio tale che un musulmano potrebbe paragonare il bitcoin alla pericolosità del gioco d’azzardo.
Il rovescio della medaglia: bitcoin come oro e argento per alcune visioni islamiche alternative
Come per qualsiasi strumento finanziario, la domanda principale del mondo musulmano è se Bitcoin sia utilizzato in linea con i principi islamici.
La maggior parte degli studiosi musulmani concorda sul fatto che le uniche valute consentite ai musulmani sono l’oro e l’argento. Tuttavia, alcuni affermano che il bitcoin è simile all’oro e all’argento in molti modi, e quindi può essere utilizzato come forma alternativa di valuta.
Processo di estrazione conforme alla Sharia?
Uno studio pubblicato sul sito web dell’Enciclopedia dell’economia e della finanza islamica, dal dottor Abdullah bin Muhammad bin Abdulwahab Al-Aqeel, professore assistente presso l’Università islamica di Medina, ha concluso che BTC e il suo processo di estrazione sono conformi alla sharia.
Il Bitcoin è una valuta indipendente che assume le funzioni del denaro, in quanto è un mezzo per lo scambio di beni e servizi e una riserva di valore. Inoltre, viene detto che Zakat è obbligatorio su Bitcoin se raggiunge il nisab di oro o argento.
Ma ecco che arrivano immancabili le fatwa
L’Egyptian Fatwa Council (Dar Al-Iftaa) ha emesso diverse fatwa che vietano il commercio di valute digitali, incluso il Bitcoin, compreso il suo mining, l’acquisto e la vendita.
Ultimi in ordine di tempo a condannare Btc sono gli indonesiani
Muhammadiyah è diventata la terza organizzazione islamica indonesiana a emettere una fatwa contro l’uso della criptovaluta. In precedenza, nel novembre 2021, l’Indonesian Ulema Council (MUI), il più alto organo clericale del paese, ha dichiarato le criptovalute haram come strumento transazionale. Tuttavia, ha osservato che le risorse crittografiche possono essere utilizzate come strumento di investimento se rispettano i principi della sharia.
Ma le criptovalute crescono e crescono ancora in consensi, nonostante i diktat religiosi
Nonostante le crescenti richieste di un divieto di utilizzo delle criptovalute da parte delle organizzazioni islamiche in Indonesia, il paese ha visto un enorme aumento dell’adozione.
Il paese ha registrato $ 9,8 miliardi di transazioni crittografiche nel 2021, registrando un aumento del 1.222% rispetto al 2020. Non solo investimenti e transazioni, il riconoscimento della crittografia come merce di trading l’ha resa la scelta principale di molti scambi crittografici internazionali.
Bitcoin sconvolgerebbe l’equilibrio del mercato
“Trattare bitcoin e gestirli comprando, vendendo, noleggiando è, secondo la maggior parte dei testi islamici attuali, vietato dalla Sharia.
Tutto ciò a causa dei loro effetti negativi sull’economia, sconvolgendo l’equilibrio del mercato e il concetto di lavoro. Tutto ciò potrebbe comportare la perdita del denaro da parte dell’investitore in quanto mancano della protezione legale e il controllo finanziario richiesti.
Bitcoin sarebbe il simbolo di attività illecite
Vale la pena notare che alcune fatwa che vietano il commercio di criptovalute affermano che bitcoin e altre valute digitali facilitano il riciclaggio di denaro, il denaro della droga e/o sono utilizzati in attività illecite.
Tuttavia, in realtà queste accuse sono state chiaramente smentite con fatti e cifre che indicano che l’uso legittimo delle criptovalute non comporta in alcun modo la crescita della criminalità.
Bitcoin: poco a nulla a che vedere con la criminalità, i dati smentiscono le severe teorie islamiche
Nel 2019, le attività criminali hanno rappresentato il 2,1% di tutto il volume delle transazioni di criptovaluta (circa $ 21,4 miliardi di trasferimenti), secondo un estratto dallo studio di Chainalysis del 2021.
2020: la condotta illegale rappresentava solo lo 0,34% di tutte le transazioni di criptovaluta ($ 10,0 miliardi di volume).
2022: le transazioni che coinvolgono indirizzi illeciti rappresentavano solo lo 0,15% del volume delle transazioni di criptovaluta. Per tanto i fatti smentiscono tutto questo.