Esemplari che hanno in qualche modo caratterizzato determinati periodi del nostro tempo e di quelli passati.
Esistono monete, esemplari per certi versi unici che in un modo o nell’altro riescono ad inserirsi in un determinato percorso e diventare quindi unici testimoni di un tempo ormai smarrito tra ricordi sbiaditi di pochi e certezze approssimative di chi quell’epoca ha potuto soltanto studiarla, guardarla insomma da lontano. Alcune monete insomma, continuano a sopravvivere grazie a quel tono a quel prestigio che sarà loro per sempre.
Monete italiane, figlie della vecchia lira che sono riuscite negli anni, nei decenni ma anche di più a ritagliarsi un posto di prestigio in quella che potrebbe essere considerata una ipotetica collezione generale, complessiva di ciò che finora la vecchia moneta ha saputo regalarci. Appassionati e collezionisti da decenni ormai rincorrono gli esemplari più pregiati. Figli di epoche ormai smarrite nel tempo, testimoni di eventi e momenti storici che hanno scandito quello che è stato il nostro novecento, quello di un paese ferito, rialzatosi e riscattatosi.
La storia della vecchia lira ha inizio prima dell’Unità d’Italia, da quel momento in poi, una sequenza di monete con da un lato quasi sempre il rappresentante supremo di Casa Savoia e dall’altro celebrazioni, allegorie di quelle immagini, di quei simboli che nei vari momenti hanno caratterizzato la nostra stessa storia. Moneta che ha salutato l’ottocento per lanciarsi in un secolo battezzato dalla guerra e proseguito ancor peggio. Secolo di grandi conquiste ma allo stesso tempo di grandi tragedie. Il novecento ha visto la vecchia lira testimone del ventennio fascista. Le sue celebrazioni, le sue colorite espressioni, le immancabili immagini.
La moneta da 20 lire, definita popolarmente “cappellone” rappresenta uno degli esemplari di maggior prestigio della vecchia lira. Su uno dei lati il profilo di Vittorio Emanuele III con in testa un elmetto, sull’altro un fascio littorio e la celebre iscrizione “Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora”. Commemorativa del primo decennio all’indomani della fine della prima guerra mondiale, parliamo quindi di un esemplare dal valore storico assolutamente ineccepibile. Un vero e proprio pezzo di storia ancora oggi più che attuale.
Nel caso di un fior di conio, un esemplare quindi mantenutosi nel tempo in condizioni assolutamente impeccabili possiamo parlare per questa versione della vecchia 20 lire di una valutazione di circa 10 mila euro, in ogni caso quindi altissima. Non sono da escludere per questa moneta diversi tipi di riflessioni. In alcuni casi infatti si è arrivati a valutazioni ben più alte, capaci di sfiorare i 20mila euro. La cosa importante è dubitare sempre dalle offerte improbabili della rete, il mercato abbonda di falsi ed il consiglio di un esperto rappresenta sempre l’opzione migliore in ogni situazione.
Altro pezzo pregiato è rappresentato dalla 20 lire coniata nel 1936 definita per ovvi motivi “Impero”. Con essa si celebrava in qualche modo la presa dell’Africa, o meglio di parte di essa da parte dell’esercito italiano. Il profilo di re Vittorio Emanuele III e simboli del tempo. Valore attuale in perfette condizioni di conservazione circa 5000 euro. In ogni caso, anche con questa moneta ci troviamo di fonte ad una valutazione davvero altissima. Monete che hanno caratterizzato in pratica la nostra storia. Monete che i collezionisti mai si stancano di cercare e di provare ad inserire tra le proprie raccolte. Pezzi di secolo andato, pezzi di storia, di paese. Esemplari unici, mai del tutto dimenticati.
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