Tante volte dire “sì”, può portare a grossi guai. E no, non ci stiamo riferendo al matrimonio, anche se molti l’avranno pensato leggendo il titolo.
Il “Sì”, è una formula usata moltissimo nel linguaggio quotidiano. Non solo come risposta affermativa ad una domanda ma anche come richiesta. Prendiamo il classico esempio: quante volte ha suonato il campanello e abbiamo detto “sì, chi è?”. Ma anche come rafforzativo, ad esempio nella frase “sì, dimmi”. Insomma, il “sì” è una parolina che ci sfugge dalla bocca centinaia di volte al giorno. Solo che in alcuni casi può diventare molto pericoloso usarla. Ecco quando può succedere.
Capita quasi ogni giorno di ricevere telefonate da parte dei call center. Anche se blocchiamo un numero ne spuntano mille altri come funghi. Non si ripara, insomma. Ormai abbiamo anche imparato a riconoscerne qualcuno. E glissiamo la chiamata. Ma a volte veniamo presi di sorpresa, e allora rispondiamo. Anche se siamo sicuri che non accetteremo mai “quella” proposta, corriamo ugualmente un pericolo.
La prima domanda che fa la “gentile operatrice” di solito, è infatti: “Buongiorno, lei è Mario Rossi?”, al che viene spontaneo rispondere con un “Sì, lei chi è?” o similari. Ecco, potremmo quasi dire che siamo già “fregati”. Perché i truffatori sono arrivati a livelli incredibili. E illegali, ovviamente.
Non possiamo né vogliamo certo affermare che tutti i call center siano il “demonio”, sebbene abbiano la capacità di rovinarci alcune giornate. Molti operatori fanno solamente il loro lavoro, ovvero quello di proporre servizi/prodotti. E sta a noi decidere liberamente se acquistarli o meno. Ma da qualche tempo il marketing è diventato ancora più aggressivo. E disonesto. Le ragioni vanno ricercate nelle maglie della Legge.
Per dare la possibilità alle aziende di stipulare contratti anche a distanza, la Legge ha previsto più flessibilità rispetto al cartaceo. In pratica, hanno validità legale anche i contratti concordati telefonicamente mediante registrazione vocale e/o invio digitale di firme e documentazione. C’è da dire però che la Legge prevede anche la conferma delle parti attraverso documenti cartacei firmati dopo l’eventuale accordo a distanza. Vige sempre poi la possibilità di recesso entro 14 giorni.
Ma i “furbetti” di alcuni call center hanno ideato un modo per truffare la gente. Perché di questo si tratta. In pratica, dopo aver ottenuto i “Sì” dall’utente, magari attraverso una domanda banale come il confermare nome e cognome, manipolano la registrazione audio. E appongono quel “Sì” sull’accettazione del contratto.
Certo, si potrebbe recedere come da normativa entro 14 giorni. Ma se inconsapevolmente attiviamo ad esempio un nuovo contratto telefonico, cosa succede? Che la fattura arriverà il mese successivo. Solo allora l’ignara vittima si accorgerà di aver stipulato un contratto senza volerlo. E non può più esercitare il diritto di recesso.
Bisogna specificare però che fortunatamente si può uscire indenni da una situazione del genere. Il fatto è che si perde tempo e soldi in raccomandate e parcelle per avvocati. Sono grane che possono rovinarci intere settimane di benessere. Ecco perché se ricevete una chiamata da un call center è sempre meglio rispondere in maniera diversa. Ad esempio, se vi chiedono: “Lei è il signor Mario Rossi?” potete replicare con “Chi lo desidera?”. In questo modo evitate di compromettervi fin dall’inizio.
Altri consigli? Sicuramente è bene lasciar parlare l’operatore, non fornire mai i dati personali, e poi è meglio interrompere bruscamente la telefonata e bloccare il numero. Tanto, se vogliamo acquistare un bene o un servizio, sappiamo da soli come fare.
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