Finanza, Energia, Geopolitica e Blockchain, tutti pronti al blackout. Le attuali situazioni che provengono da cause e problemi passati, non lasciano molti dubbi a riguardo.
In questo primo articolo abbiamo riassunto e spiegato come le problematiche finanziarie del recente passato siano le cause scatenanti e cogenti delle attuali ripercussioni in ambito economico, energetico, politico e in ambito tecnologico, per ciò che riguarda le cripto e la blockchain.
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Ebbene, se consideriamo l’analisi energetico economica del continente europeo, la situazione si è manifestata subito esplosiva dall’inizio dell’autunno. Erano molte infatti le sirene di allarme che avvertivano dei pericoli imminenti in merito all’intreccio tra inflazione e crisi energetica di questo inverno.
Se infatti la ripresa economica sostenuta e la corsa alle materie prime avevano da una parte creato la spinta desiderata post covid19, dall’altra parte le autorità hanno sottovalutato il problema fino a che non si è palesato direttamente.
L’Europa del resto ha scelto politicamente da tempo di Mutare la sua politica in merito all’Emission trading System (sistema che regola il quantitativo di emissioni disponibili annuali in ambito di provenienza dal consumo di GAS), in modo da votare la propria base energetica più verso le energie rinnovabili.
Questo comporta già dallo scorso autunno una ingente riprogrammazione delle stime di consumo dei vettori energetici utilizzati in ambito domestico ed industriale, tanto che la “Borsa Energetica“, la stessa a cui il mercato energetico attinge per valutare le incidenze di costo del cosiddetto PUN (Prezzo Unico Nazionale), ha manifestato “Picchi” rialzisti ed incontrollati per due trimestrali di seguito, ed ora quindi siamo al dunque ..
Chiunque durante il periodo Covid19 penso non pensasse assolutamente ad un rimbalzo del genere del prezzo dei carburanti e dei derivati di essi (GAS Compreso), ma come sempre, chi non vede arrivare l’onda, non la nota finché non è sopra la cresta.
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Attualmente tra le soluzioni che la “bufera” autunnale ha suggerito in ambito istituzionale europeo, è la necessità di abbandonare il consumo di carbone, una rivalutazione dell’incidenza dell’energia nucleare, e una maggiore incidenza delle energie rinnovabili.
Il costo della sola quota energia elettrica, è esploso e il mercato a termine, MTE, quota il baseload a 0,18€/kWh per la media 2022.
L’aumento inciderà sull’aumento della bolletta totale (compresi gli altri oneri) di famiglie e aziende, del 60-80%.
Complessivamente, nella Bilancia Pagamenti, quanti EURO ITALIANI andranno all’estero?
Terna riporta un maggior costo di circa 40.000.000.000€.
Analogo il Gas Metano, previsto nel 2022 a 0,60 €/mc, con un maggior esborso di costo di circa 30.000.000.000 €. Per un totale di oltre 70 Miliardi di € di maggior costo energetico per il paese.
E nel 2023 i prezzi caleranno ai valori di prima? Improbabile.
Secondo l’IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia), nei prossimi 5 anni l’uso del gas naturale aumenterà in particolare nei Paesi dove si riduce l’uso del carbone e del nucleare (come in Germania), se non sarà compensato da un contemporaneo forte aumento delle rinnovabili.
Ma dopo questo picco che succederà? L’IEA fornisce anche una previsione a medio termine che nel caso dello scenario della neutralità climatica, prevede un forte aumento delle rinnovabili ed un conseguente calo dei costi. Considerando comunque il nucleare come una delle fonti più care per produrre energia.
Tutto questo suggerisce una cosa precisa: non solo per ragioni climatiche, ma anche per neutralizzare gli impatti degli aumenti dei prezzi del gas e dell’elettricità occorre, innanzitutto, produrre più energia con fonti rinnovabili.
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E occorre farlo in fretta, accelerando la costruzione di molti nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili, per le famiglie e per le imprese, prestando anche la massima attenzione affinché con le misure adottate per mitigare la crescita dei prezzi del gas non si finisca col colpire e scoraggiare gli investimenti. E senza dimenticare che occorre rafforzare l’efficienza e il risparmio energetico negli edifici e nelle attività produttive.
Nel 2021 l’Italia ha importato circa il 40% del gas dalla Russia, ma ha aumentato anche quello dall’Algeria portandolo al 29%, ha ridotto l’import di gas dal Nord Europa e dalla Libia, ma ha aperto anche il nuovo gasdotto TAP che porta gas in più dall’Azerbaigian per il 10% dei consumi.
L’Italia dispone quindi di un buon livello di scorte e di sicurezza di approvvigionamento proprio perché dispone di diverse possibilità di fornitura di gas e il suggerimento riferito all’aumento dell’estrazione di gas nazionale può aumentare i ricavi di chi lo estrae e lo vende, ma date le quantità percentualmente modeste della produzione nazionale rispetto ai consumi, gli aumenti dell’estrazione del gas nazionale non sono in grado di influire significativamente sui prezzi del gas.
Ha pesato sul rialzo dei prezzi anche il timore di un’invasione russa dell’Ucraina e della conseguente riduzione delle forniture di gas russo all’Europa, di conseguenza al giorno d’oggi il connubio tra ciò che è la Geopolitica e ciò che è l’incidenza che essa ha nelle vite di tutti, non è più così lontana.
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