Potrebbe capitare a chiunque che qualcuno ci chieda aiuto su WhatsApp. In fondo, la messaggistica istantanea ha rivoluzionato (in meglio) la connessione con amici e parenti.
Se si cerca di ricordare i tempi in cui non esistevano né WhatsApp né Telegram, è probabile che una nebbia cognitiva impedisca alle immagini di apparire liberamente. Come facevamo a comunicare? Qualcuno potrebbe rispondere “telefonando”, oppure “inviando sms”, o ancora “scrivendosi una lettera/email”. Solo a nominarli, però, questi mezzi appaiono incredibilmente vetusti.
Eppure WhatsApp è comparso nei nostri cellulari “solamente” nel 2014, quando i primi attenti alle ultime novità l’avevano installato. E lo consigliavano ad amici e parenti. Da allora, l’App di messaggistica istantanea ha cominciato a far parte degli “indispensabili”. Cioè di quelle cose senza le quali difficilmente riusciamo ad arrivare a fine giornata.
Può sembrare un’esagerazione, ma pensiamoci bene. Ogni giorno, qualsiasi cosa accada, mandiamo un messaggio su WhatsApp. Al collega di lavoro, magari per comunicargli che il prossimo weekend non saremo disponibili per l’ennesimo straordinario. Al partner, per dirgli anche solamente un “ti penso”, o un più materiale “metti su l’acqua per la pasta che sto arrivando”.
Non mancano avvisi continui e (spesso) invadenti di genitori nei gruppi di classe, di amici che inviano immancabili Gif con i più banali auguri per ogni evento e per ogni Santo. Non mancano le chat dei negozi che ti inviano le foto dell’ultimo articolo “assolutamente da ordinare perché quasi terminato”. In questo contesto, può capitare di ricevere anche “richieste di aiuto”, del tipo: “vieni a prendermi perché sono rimasto a piedi”, oppure “salvami, sono alle Poste e mi mancano 20€”.
Richieste d’aiuto su WhatsApp: quando è bene tenere gli occhi aperti
Aiutare un amico in difficoltà è certamente un comportamento lodevole. Purtroppo lo sanno bene anche i criminali, che sfruttano la bontà e l’ingenuità delle persone per perpetrare torbide truffe. L’ultima novità in questo senso è definita “la truffa del parente”.
L’idea criminale è congegnata con una certa astuzia e probabilmente ci potrebbe cascare chiunque, anche se i più colpiti sono naturalmente gli anziani. Succede se un ladro è riuscito a rubare un cellulare, oppure se si è introdotto tramite phishing nella lista dei contatti. Il criminale cerca le persone “più in là con gli anni” – magari aiutato dalle foto profilo – e prova ad adescarli con un trucchetto molto deplorevole. Gli fa una chiamata, riproduce un falso fruscio, come di un’interferenza, dopodiché scrive il messaggio nella chat.
Il contatto riceve messaggini del tipo “aiutami, ho bisogno di soldi perché non riesco ad effettuare un pagamento” o cose simili. Chiederà di fare una ricarica sulla PostePay, oppure di consegnare il denaro “a un mio fidato amico che passa da te”. La vittima, pensando di dare una mano ad un conoscente o parente in difficoltà, si metterà subito all’opera. Purtroppo però, se non si fanno controlli di altro tipo, quel denaro non arriverà mai alla persona realmente bisognosa.
In caso di dubbio, chiamare subito la moglie/marito della persona che chiede aiuto, o cercare di contattarla in altri modi. Così facendo, non si rischia di cadere nell’ennesimo tranello perpetrato a danno di persone perbene.