I social sono al momento protagonisti assoluti della scena quotidiana. Se si calcolassero tempi e modalità sarebbe ufficialmente cosi.
Cosa sappiamo oggi dei social network, cosa ci passa per la testa nel momento in cui veniamo a contatto con una pagina che già sappiamo ci offrirà determinate possibilità, una discreta, anche se in questo caso il discorso è poi relativo, visibilità. I social inondano insomma il nostro mondo, quello reale, lo contaminano e lo dominano per certi versi.
I social network hanno letteralmente invaso la nostra modalità di approccio al quotidiano, il tutto è un dato di fatto, qualcosa di assolutamente tangibile e verificabile se cosi possiamo dire. Si stime che le persone che al momento possiedono almeno un account social sono circa 4,2 miliardi. Parliamo quindi di metà della popolazione mondiale che al momento vive parallelamente, se cosi possiamo dire, anche la realtà assolutamente alterata dei social network. In funzione di tale dato non è raro che spesso le stesse istituzioni provino in qualche modo a regolare, a gestire indirettamente il fenomeno.
Negli ultimi giorni ad esempio stiamo assistendo all’evoluzione della questione Facebook, attraverso la sua azienda Meta, in merito alla gestione delle informazioni riguardati gli utenti europei. L’azienda ha spesso dichiarato che vuole che in qualche modo si trovi una soluzione che possa mediare tra le leggi americane e quelle europee, inoltre ammette di non poter gestire serenamente, per cosi dire il traffico enorme di informazioni, almeno al momento. Si chiede pertanto un intervento deciso ed ufficiale, dietro la minaccia di “spegnere” per sempre nel vecchio continente Facebook ed Instagram, due giganti insomma.
Social network, torna l’incubo privacy: quello che non si deve mai scrivere sulle varie pagine
L’Istituto Nazionale Spagnolo di Sicurezza Informatica, giusto per confermare quanto anticipato, e cioè l’interesse concreto delle istituzioni accanto ai cittadini in questo percorso che spesso di dimostra anche abbastanza complesso, ha detto la sua a riguardo. Ha provato a mettere in campo una campagna di sensibilizzazione che indirizzi i cittadini, quindi gli utenti ad un utilizzo più consapevole dei social network. Secondo l’istituto sono tre le cose alle quali non si dovrebbe mai fare riferimento in certi casi, per l’appunto sui social.
Il lavoro offerto è da sogno? Fate attenzione, potrebbe essere tutto falso
Spesso le azioni che ci vedono protagonisti sui social possono avvenire anche in qualche modo inconsapevolmente. Una situazione, una condivisione insomma che immaginiamo innocua ma che invece può dire tanto, ma davvero tanto di noi. Quello che non si dovrebbe mai e poi mai condividere è facilmente intuibile. Parliamo di informazioni sensibili che in qualche modo potrebbero essere utilizzate contro il nostro interesse, vero e proprio dai malintenzionati di turno.
Nel caso specifico parliamo ad esempio della data di nascita, che di certo potrebbe portare a situazioni poco gradite. Inoltre l’indirizzo, altra situazione che di certo promette niente di buono. Qualcosa di immaginabile insomma che mantenga intatta la nostra protezione on line, se cosi possiamo dire. Una sorta di scudo tra noi ed il web, i social network in questo caso. Meno informazioni possibili e meno riferimenti ad esse. In ultimo, anche li abbastanza immaginabile come rischio è la condivisione del numero di telefono.
Possiamo ipotizzare che con una serie di informazioni del genere un malintenzionato qualsiasi potrebbe addirittura fingersi noi, mettere in atto qualche dinamica di natura truffaldina pronta a danneggiarci. Insomma il concetto di cautela specialmente sui social ha dei connotati specifici. Mai abbastanza in un certo senso. Essere consapevoli del fatto che ii rischi possono arrivare da qualsiasi direzione in ogni momento. I social sono cosi, il web è cosi. Utenti consapevoli e meno esposti al rischio, la sintesi migliore per tutto e tutti sarebbe questa, senza ombra di dubbio.