Predatori Sessuali nel meta-universo: le opportunità di guadagno miliardarie previste per il 2024 potrebbero crollare per l’uso improprio degli Avatar.
Siamo davvero pronti, per entrare in massa nel Metaverso? Stando ai (troppi) racconti venuti alla luce negli ultimi tempi sembrerebbe proprio di no. L’ultimo, eclatante, riguarda una donna che parla di ciò che le è successo mentre visitava la piattaforma Metaverse Horizon Venues di Meta (Facebook).
La protagonista della vicenda, Nina Jane Patel, che stava eseguendo una sorta di “studio sulla sicurezza” tramite la sua azienda, ha dovuto uscire immediatamente dal Metaverso e, scioccata, ha poi raccontato i fatti. Ha rilasciato anche una dichiarazione alla stampa per far prendere coscienza di ciò che sta avvenendo nel mondo virtuale di ultima generazione. Molti non sanno nemmeno cosa sia di preciso, il Metaverso. Eppure, già in questa direzione stanno convogliando investimenti da miliardi di dollari.
Le persone “comuni” pensano che il Metaverso sia una sorta di versione aggiornata e più ricca di un normale videogames. Ma non è propriamente così. Nonostante i creatori di questa realtà non facciano che esaltarne le potenzialità e i benefici, per adesso stanno uscendo solamente preoccupazioni e dubbi, persino di livello legislativo.
Predatori sessuali: cosa è successo a Nina
Come riporta la stessa Nina Patel in un’intervista, la donna stava eseguendo una ricerca per l’azienda di cui è co-fondatrice, la Kabuni Ventures, che si occupa appunto di valutare la sicurezza del Metaverso. Dopo nemmeno 60 secondi di esplorazione, il suo Avatar ha subito l’attacco da parte di una banda di altrettanti Avatar. “Essenzialmente, ma virtualmente, hanno stuprato di gruppo il mio avatar e scattato foto mentre cercavo di scappare“.
Sembra pazzesco perfino a raccontarlo, ma anche se si tratta di un evento “virtuale” è successo ad una persona reale, che ha avvertito anche conseguenze psicologiche altrettanto reali. La donna continua a raccontare e ricorda: “La mia risposta fisiologica e psicologica è stata come se fosse accaduta nella realtà. Ho armeggiato con i controllori per cercare di utilizzare le funzioni di sicurezza, ad esempio bloccare e segnalare. Ma mentre chiedevo loro di ‘fermarsi’, ‘andare via’, ho capito che dovevo porre fine a questo dato che le loro molestie verbali e allusioni sessuali erano diventando sempre più aggressivo.”
Il gesto estremo è stato quello di “staccare la spina”, letteralmente. Si è strappata di dosso il VR, ha chiuso l’audio e spento il collegamento. Ma l’aspetto più inquietante della faccenda è intrinseca nella dichiarazione successiva della Patel: “Non ho visto nessun altro avatar nella sede oltre agli aggressori. Non conosco le loro identità oi nomi degli avatar, quindi non posso tornare indietro e denunciare o bloccare.” In sintesi, sembra proprio che nel Metaverso chiunque possa abbandonarsi a comportamenti violenti o criminali, forte del fatto che non è rintracciabile.
Si tratta di una “mancanza” assolutamente grave e alla quale i creatori di questo nuovo Universo devono assolutamente porre rimedio. Lo stupro di gruppo subito dalla Patel non è tra l’altro un caso isolato, anzi. Stanno venendo alla luce tantissimi episodi di questo genere.