Un modo di collezionare piccoli titoli, piccoli testimoni di epoche ormai smarrite nel tempo, che nessuno può più raccontare.
In genere, rifacendosi all’idea del collezionare, del raccogliere oggetti di una determinata importanza in giro per il mondo, si immagina di getto il contesto riguardante le monete, le banconote, e spesso almeno all’inizio si mette in secondo piano in maniera del tutto istintiva una delle dinamiche collezionistiche forse più affascinanti e coinvolgenti tra quelle attualmente esistenti e praticate. Parliamo del collezionare francobolli, secondo alcuni una vera e propria arte. Un modo di vedere il tutto, assolutamente distante da moltissimi attuali punti di vista.
Il concetto di filatelia, che è di fatto l’arte del collezionare francobolli, nasce praticamente di pari passo con l’idea stessa del francobollo. Siamo nel 1837, parliamo di un concetto, quindi, anche abbastanza recente, rispetto a quanto si potesse pensare. Un funzionario britannico concepì, tutt’ad un tratto il concetto di tassa di spedizione pagata non dal destinatario, ma bensì dallo stesso mittente, una sorta di piccola rivoluzione insomma. L’uomo in questione si chiamava Rowland Hill. Il concetto riguardava quindi una sorta di tassa anticipata dal mittente. Qualcosa di estremamente innovativo, per quell’epoca, in fin dei conti.
Francobolli, gemme preziose spesso sconosciute: uno dei pezzi più celebri da collezionare
Il primo francobollo in assoluto, una vera e propria leggenda tra i collezionisti e non solo è il famigerato Penny Black, datato 1840, parliamo di un oggetto assolutamente unico, parliamo di quello che di fatto è il pioniere non solo di una rivoluzione vera e propria nel concetto della comunicazione, ma di una idea apparsa da subito rivoluzionaria, che di certo ha caratterizzato un’epoca specifica e tutto ciò che da quel momento in poi ne è derivato. Da quel momento in poi, infatti, in ogni parte del mondo si diffuse la modalità tributaria in questione. Il francobollo fu prodotto insomma in ogni angolo del pianeta. La stessa Italia, ancor prima dell’unificazione ne è una fervente produttrice attraverso i suoi singoli stati.
Monete, la 20 lire che vale quanto una casa: attenti alla data
La proclamazione del Regno d’Italia, chiaramente cessò la singola produzione di francobolli nei vari stati indipendenti, per far spazio ad una produzione comune ed in qualche modo nazionale. Di questi tempi, in concomitanza insomma con i fatti storici descritti vede la luce uno dei francobolli più celebri in assoluto, parliamo del francobollo Trinacria. La sua produzione prende il via poco prima della proclamazione del Regno d’Italia, siamo nel 1860. Il pezzo in questione non era altro che una rivisitazione di un francobollo già esistente nel Regno delle Due Sicilie. Si doveva avere un francobollo in breve tempo e quindi si optò per questa soluzione. Una “T” al posto di una “G” bastò a cambiare ogni cosa.
La versione in questione durò soltanto pochi mesi. Venne sostituita da una nuova produzione denominata “crocetta”. In questo caso parliamo di uno dei pezzi più pregiati del panorama filatelico nazionale e non solo. Un francobollo del genere, chiaramente parliamo del Trinacria può valere oggi, in perfette condizioni di mantenimento, fino a 10mila euro. L’esemplare in questione, quando ancora era in circolazione, spesso veniva smezzato per produrre quindi valori bollati dall’importo molto più basso. Di conseguenza trovarne uno in perfette condizioni è possibilità ancora più rara, da qui l’elevatissima valutazione.