Una moneta tra quelle ultrapopolari si potrebbe dire, il suo valore però in alcuni casi può infiammare gli animi.
Il caso ambiguo di alcune monete, percepite come più che popolari, caratterizzate da tirature spesso dall’impressionante numero, ma allo stesso tempo potenzialmente valutate in cifre del tutto inaspettate. La vecchia lira riserva sempre sorprese ben accette a collezionisti o semplici appassionati del settore. Vediamo dunque, nel caso specifico di un esemplare che tutti ricorderanno, parliamo della vecchia 50 lire, come di fatto si passa da un’idea all’altra di una singola moneta. Un mercato spesso bizzarro che sa regalare grandi emozioni.
La moneta da 50 lire vede il suo primo conio nel decennio successivo al secondo dopoguerra. Siamo nel 1954, l’Italia è in ripresa e gli italiani desiderosi di entrare in una nuova fase. Parliamo quindi di un esemplare che è stato testimone, almeno nella fase iniziale di uno dei periodi di maggiore entusiasmo per il nostro paese. Nel 2001, poi, il ritiro della stessa moneta avvenuto di pari passo all’ingresso dell’euro come moneta unica europea. Anche in questo caso, chiaramente, per decretare il valore di ogni singola versione è necessario badare allo stato di conservazione della stessa.
Monete, il valore di questo esemplare infiamma i collezionisti: le versioni più ambite
Nel caso specifico della moneta da 50 lire, va sottolineato che le versioni ritenute dagli esperti per certi versi più ambite sono quelle coniate negli anni 1954, 1956, 1957, 1958, 1959, 1960, 1961 e 1962. Definite “Vulcano 1°” queste monete sono caratterizzate dal classico contorno rigato e da un diametro di 2,48 cm con peso di 6,25 g. La composizione della moneta è in metallo Acmonital. Queste particolari versioni sono state prodotte senza sosta fino al 1989. Il loro valore è definibile nelle seguenti cifre.
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Per le monete coniate nel 1954 il valore è attestato intorni ai 200 euro. Per quelle coniate negli anni 1956, 1957 e 1962, parliamo di un valore di poco superiore ai 100 euro. Valutazione che sale per le versioni coniate nel 1959 e 1961, siamo tra i 500 ed i 650 euro. 800 euro invece per la versione del 1960, mentre un fior i conio del 1958 può valere anche più di 1200 euro. Da sottolineare una versione datata 1987 con il numero “7” per l’appunto riferito alla data di conio leggermente più piccolo rispetto agli altri numeri. In quel caso parliamo di una valutazione di circa 20 euro.
Da considerare inoltre le versioni coniate tra il 1990 ed il 1995, quelle dal taglio “piccolo” per intenderci, che di certo non hanno fatto impazzire gli italiani considerate le dimensioni eccessivamente ridotte. In alcuni casi, ci riferiamo alla versione definita “Fondo specchio” possiamo riscontrare una valutazione di circa 15 euro a pezzo. In ultimo, la versione coniata tra il 1996 ed il 2001, praticamente l’ultima, definita “Turrita”. Scompare Vulcano in favore per l’appunto di una “testa turrita”. In quel caso, la valutazione per un fior di conio si attesta intorno ai 15 euro. Valutazioni certo non incredibili per alcune versioni, ma va considerata in ogni caso la tiratura delle monete stesse e quella definizione tutto sommato legittima di moneta ultrapopolare.
Alcune di queste versioni, certo, potrebbero trovarsi ancora in casa nostra, in un vecchio portamonete o in un cappotto mai più indossato. Non sarebbe quindi impossibile ritrovarsele tra le mani. La giusta valutazione, attraverso il parere di un esperto potrebbe magare portare ad una grande ed inattesa sorpresa. Una bella soddisfazione insomma.