Unicredit rappresenta la solidità assoluta del secondo gruppo bancario italiano, che da anni cura gli interessi di migliaia di risparmiatori e di piccole medie imprese.
Siamo di fronte alla storia di un nuovo colosso del mondo bancario italiano. Stiamo parlando di Unicredit, il secondo in assoluto tra gli istituti di credito del nostro Paese.
La storia di un successo non è sempre lineare, non è caratterizzata per forza di cose da una discesa. Può quindi essere costellata da momenti di crisi profonda che gli uomini, dietro i numeri, le menti pensanti, sono capaci di risolvere. E arrivano allora le risalite, le lente riprese, i nuovi progetti e si recupera il prestigio del passato. Da qui si scalano posizioni in termini di crescita, arriva la nascita di nuove filiali, sorgono acquisizioni di clienti e incorporazioni di altre banche in difficoltà.
Gli alti e bassi, si sa, sono legati alla complessità del mondo finanziario. E allora Unicredit e la sua storia meritano davvero di essere raccontate, con cifre, numeri, dati concreti, fatti, date da ricordare.
Si va dall’espansionismo internazionale alle crisi finanziarie che hanno indebolito la struttura patrimoniale della società Unicredit. Una situazione difficile, complessa, che ha costretto varie volte i soci a sacrifici non indifferenti.
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Nonostante i crolli di Borsa e gli avvicendamenti nella gestione societaria, UniCredit conserva la palma di gruppo bancario solido e affidabile come pochi nel panorama italiano del credito.
Come è accaduto per Intesa San Paolo, anche la storia di Unicredit, quella di oggi, è frutto di una fusione decisiva per aprire la strada ad un nuovo percorso, ad una nuova “vita bancaria”. Unicredit conosce il nuovo e decisivo capitolo del suo grande libro, quello che racconta la sua esistenza nel 1998, quando avviene l’unione tra Credito Italiano e Unicredito.
Così come accaduto per l’antichissimo Gruppo San Paolo, qui dobbiamo fare riferimento a pezzi di un mosaico le cui origini sono antichissime.
Bisogna risalire al 1870, qualche anno dopo l’Unità d’Italia, quando viene fondata la Banca di Genova, che si trasformerà nel 1895 in Credito Italiano.
Negli anni Credito Italiano si distingue da altre banche d’investimento al punto che nel 1937 l’IRI lo qualifica come Banca d’Interesse Nazionale. Nel 1993 avviene la prima privatizzazione in Italia per una banca e cinque anni più tardi l’aggregazione con Unicredito, holding formata da tutta una serie di Fondazioni bancarie.
Ma andiamo per gradi perchè ad inizio del secolo scorso Credito Italiano comincia un graduale percorso di evoluzione che lo porterà a diventare quella che oggi è l’attuale Unicredit.
Nel 1993 avviene la prima privatizzazione in Italia per una banca e cinque anni più tardi l’aggregazione con Unicredito, holding formata da tutta una serie di Fondazioni bancarie.
Ma negli anni successivi avverranno altri piccoli cambiamenti che vale la pena di raccontare e che continueranno a mettere in atto trasformazioni costanti nell’assetto di quello che il gruppo rappresenta oggi.
I nomi che caratterizzano la storia di Unicredit sono quelli di Rolo Banca 1473, Banca del Friuli, Banca Popolare del Molise (di proprietà di Credito Italiano) e Cariverona e Cassa di Risparmio di Torino e Cassamarca (che formano Unicredito).
Cosa succede? Stiamo parlando dell’accorpamento una serie di piccoli istituti di credito che nel corso degli anni sono stati il frutto della costante nuova e inesorabile campagna di espansione di Unicredit. Non ci fermiamo e arriviamo all’anno 1999, quando il gruppo assorbe anche la Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e la Cassa di Risparmio di Trieste. Nel 2002 tutte le banche facenti parte del gruppo vengono fuse in Unicredito Italiano.
L’anno 2003 è quello della svolta reale, definitiva, che fa seguito a questa solida campagna di assorbimento e di rafforzamento. Unicredito Italiano diventa nel vero senso della parola Unicredit. E’ l’inizio definitivo di una nuova storia, tutta ancora da raccontare. Per comprenderla non possiamo ignorare ciò che è accaduto in passato e ciò che naturalmente sta ancora per accadere.
Dal 2003 in poi si delinea anche quello che l’attuale “modus operandi” del Gruppo, ovvero il raggio di azione che oggi caratterizza “il mondo Unicredit”. L’incorporazione di tutti queste banche ha portato a differenziare in modo notevole le proposte da offrire al pubblico. E quindi ad allargare in modo esponenziale le strade da percorrere per i risparmiatori, per le aziende.
Ci riferiamo all’anno 2008 e al periodo turbolento della crisi finanziaria dei cosiddetti “mutui subprime”.
L’effetto in Borsa per il titolo azionario è devastante: solo nel mese di settembre le azioni crollano del 29%.
I continui ribassi di Piazza Affari spingono l’amministratore delegato di quel tempo, Alessandro Profumo, a convocare d’urgenza tutto il CdA proponendo un aumento di capitale di 3 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di rafforzare l’assetto patrimoniale destabilizzato dalla perdita di valore delle azioni.
Nel 2009 il Ministro delle Finanze Giulio Tremonti sottoscrive i Tremonti Bond. Si tratta di titoli obbligazionari perpetui proposti alle banche che, per via della crisi, hanno compromesso la capitalizzazione TIER1 imposta dalle Autorità di Vigilanza. Piuttosto però che ricorrere agli aiuti statali, nel settembre di quell’anno UniCredit effettua un altro gravoso aumento di capitale di 4 miliardi, allineandosi in questo modo ai coefficienti patrimoniali richiesti.
Unicredit oggi opera in tre branchie differenziate e questo la rende unica nel suo genere. Una è riservata alla clientela al dettaglio e alle piccole imprese (UniCredit Banca). Una rivolta alla clientela di rango più elevato (UniCredit Private Banking). Una specifica riguarda le imprese (UniCredit Banca d’Impresa).
Tutto questo ci fa capire che Unicredit è in grado oggi di differenziarsi e di offrire prodotti su scala molti ampia.
E’ attiva in 17 Paesi con 7800 filiali. Da diversi anni infatti Unicredit persegue una strategia che l’ha portata ad operare diverse acquisizioni in Europa, in particolare in Germania e nell’Europa dell’est, dove è una delle banche più importanti.
Di grande importanza è stata la scalata a HypoVereinsBank nel 2005, con la quale è entrata prepotentemente nel mercato tedesco, austriaco e polacco.
Un’altra grande fusione, questa volta sul mercato italiano, è quella del 2007 con Capitalia, grazie alla quale amplia ulteriormente la sua rete e rafforza la presenza su tutto il territorio italiano.
L’assemblea dell’istituto di piazza Gae Aulenti, come da attese, ha anche nominato il nuovo consiglio di amministrazione composto da 13 amministratori. Del nuovo cda fanno parte l’ex ministro dell’Economia Pietro Carlo Padoan (presidente), Orcel, Lamberto Andreotti, Elena Carletti, Jayne-Anne Gadhia, Jeffrey Alan Hedberg, Beatriz Ángela Lara Bartolomé, Luca Molinari, Maria Pierdicchi, Renate Wagner e Alexander Wolfgring, che erano nella lista numero 1 che ha ottenuto la maggioranza relativa di voti, e Francesca Tondi e Vincenzo Cariello, tratti dalla lista numero 2 votata dalla minoranza degli azionisti con il 22,75%.
Quando l’obiettivo è quello di negoziare nella Borsa Italiana azioni di Unicredit, bisogna innanzitutto partire dal presupposto che i giudizi delle agenzie di rating non saranno quasi mai omogenei. Anche in questo caso dare un’occhiata allo storico può essere utile seppur in modo solamente marginale.
Rimanendo sul piano dell’affidabilità e solidità di Unicredit, quello che traspare dall’elenco del Cet1 è che si tratta di una banca sicura, con un margine di riserve ‘in più’ rispetto alla soglia minima indicata dalla normativa europea costante nel tempo.
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