Banche centrali e criptovalute: un progetto che va avanti

Da passatempo per gli appassionati di PC, Bitcoin è diventato uno strumento finanziario dalla portata immane, che ha cambiato il modo di intendere il mezzo di pagamento. Banche e governi, per lungo tempo, hanno ignorato il suo potenziale, ma poi le cose sono cambiate e l’attenzione si è trasformata in vero e proprio interesse per il mondo delle criptovalute. Poi, con Libra di Facebook, all’interesse si è unita una certa preoccupazione, alimentata dai miliardi di utenti e potenziali acquirenti iscritti sulla piattaforma del famosissimo social.

I vantaggi di una valuta digitale sono sotto gli occhi di tutti: pagamenti chiari, velocissimi e efficienti. Ecco perché le banche potrebbero avere notevoli vantaggi con una propria moneta virtuale, che aumenterebbe i profitti. Ma bisogna fare in fretta: gli arcaici e costosi meccanismi, basati principalmente su SWIFT, vanno implementati e migliorati se non si vuole restare indietro di fronte ad alternative migliori.

La criptovaluta Libra ha una quantità limitata, mentre Bitcoin è alle prese con la volatilità dei prezzi che ne minano ancora l’utilizzo quotidiano. Alla luce di questo, le banche potrebbero avere un enorme vantaggio con una propria moneta virtuale. Quelle centrali di Cina, Svezia, Bahamas e Thailandia hanno già avviato la sperimentazione e molto presto saranno ufficialmente lanciate.

Ma in che modo una moneta virtuale bancaria verrebbe gestita? Innanzi tutto, una banca centrale dovrebbe limitare l’accesso a qualsiasi stablecoin a banche e istituti finanziari. In pratica, sarebbero soltanto utilizzati per rendere più economici e rapidi i flussi di pagamento all’interno del sistema finanziario esistente. Per quanto riguarda i correntisti, la valuta digitale potrà essere utilizzata sotto stretto controllo, con la banca centrale a gestire il libro mastro e a controllare l’offerta e il flusso di qualsiasi stablecoin sviluppata.

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