A cosa servono le preoccupazioni su Libra, la criptovaluta targata Facebook se tutte il 70% delle 63 banche centrali stanno preparando la loro? La prima dovrebbe essere la Cina, pronta a lanciare lo yuan digitale in tempi brevissimi, prima che la valuta di Zuckerberg conquisti troppo mercato.
A differenza delle altre cripto in circolazione, quella cinese non sarà decentralizzata ed ha come obiettivo primario il recupero del terreno nei confronti di colossi come Ant Financial e WeChat i quali, attualmente, hanno il monopolio del 90% dei pagamenti mobili. La Banca centrale vuole a tutti costi controllare serratamente la massa dei depositi che si stanno sempre più dirigendo verso queste aziende innovative.
Ma in che modo funzionerebbe una criptovaluta creata da una banca centrale? Innanzi tutto, il loro nome completo è un altro: CBDC (Central Bank Digital Currency) e, a differenza di un conto corrente, anch’esso digitale, rappresenta una passività per lo stato, ossia una vera e propria moneta cash. Verrebbe utilizzata sia dai cittadini che dalle imprese.
Una CBCD garantirebbe alcuni benefici:
- Lotta alla corruzione più serrata, compresa l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro sporco, il finanziamento delle attività terroristiche e la fuga indebita di capitali all’estero.
- Ridurrebbe i costi, principalmente quelli di stampa e logistici.
- Dati personali e protezione della privacy migliorerebbero.
- Una maggiore inclusione finanziaria, che garantirebbe ai cittadini di un Paese l’accesso al mezzo di pagamento.
Ma una CBCD riuscirebbe realmente a fare tutto questo? Difficile dirlo. Se non altro, i criminali avrebbero vita più difficile, ma da qui a sperare di cancellare definitivamente la presenza delle criptovalute decentralizzare ce ne vuole.